Qualche giorno fa, su "Repubblica" è uscito un allarme: nell’ultimo anno si sono moltiplicati i casi di pirateria della strada. Secondo fonti del ministero dell’Interno, chi causa un incidente sarebbe indotto a scappare più che in passato per evitare che gli scatti il malus assicurativo. Io credo che il problema sia più vecchio complesso: nel mio archivio c’è una cartellina apposita da una decina d’anni. Ed è bella piena.
Sento parlare di queste cose sin da quando ho cominciato a lavorare su auto e dintorni (13 anni). All’inizio era appena entrato in vigore il "nuovo" Codice della strada, che per la prima volta introduceva la sospensione della patente in un nutrito numero di fattispecie. Quindi all’epoca si diceva che si diventava pirati della strada per timore di restare a piedi.
Subito dopo si capì che la liberalizzazione della Rc auto iniziata nel ’94 non avrebbe portato la sperata diminuzione delle tariffe, anzi il contrario. Quindi si attribuì parte dell’aumento della pirateria anche a questo.
Da allora, sono diventate ancora più pesanti tanto le sanzioni (sia per chi causa incidenti sia per chi scappa) quanto le tariffe assicurative. Mi pare naturale concludere che dietro la pirateria continuino a esserci entrambe le cose.
Un altro dato interessante riportato da "Repubblica" era l’altissima percentuale dei pirati poi individuati dalle forze dell’ordine. Quindi, quasi sempre chi scappa non solo si dimostra incivile e disumano: aggrava anche la propria posizione giudiziaria e questo dovrebbe convincere più persone a comportarsi correttamente almeno dopo l’incidente. Ma attenzione: questi dati si riferiscono ai sinistri più gravi, quelli su cui intervengono le forze dell’ordine. Se invece considerassimo quelli senza gravi danni a persone, probabilmente troveremmo un tasso d’impunità più elevato. Lo si potrebbe riscontrare procurandosi le statistiche aggiornate del Fondo di garanzia vittime della strada. Se avrò un attimo per farlo, ne riparleremo.