L’impunità dei ricchi finirà solo col Grande Fratello

Mi ha scritto un lettore per sollecitarmi a sollevare il problema della scarsa deterrenza della patente a punti da quando è stato stabilito che chi riceve a casa un verbale può evitare la decurtazione non indicando chi era il conducente al momento dell’infrazione. Per farlo, basta pagare 250 euro di multa supplementare (nel 2005-2006 erano 357), per cui chi ha i soldi potrebbe infischiarsene della patente a punti. Io credo che il problema potrà essere risolto solo dalle nuove tecnologie, che prima o poi diventeranno obbligatorie.

Infatti, il problema si pone da decenni, cioè da molto prima che arrivasse la patente a punti. Tanto che in alcuni Paesi del Nord Europa hanno provato a differenziare gli importi delle multe in base al reddito del trasgressore (v’immaginate che caos farlo in Italia? molti agenti resterebbero in ufficio a calcolare il dovuto consultando la banca dati delle Entrate).

Restando alla patente a punti, col proliferare dei controlli automatici effettivamente diventa più raro essere fermati (e quindi identificati con certezza), per cui effettivamente ci sono buone probabilità che funzioni il trucco di non dichiarare chi fosse il conducente (previo pagamento della multa supplementare) o di appioppare la responsabilità a un anziano parente che non guida più. Ma anche questo accade in tutti i Paesi avanzati e non si è ancora trovata una soluzione efficace che consenta di individuare il trasgressore con certezza: pretendere che ogni proprietario di veicolo possa sempre ricordare anche a distanza di mesi chi guidasse sembra oggettivamente discutibile e anche il diario di bordo che i giudici tedeschi hanno la facoltà di imporre agli "smemorati" non mi risulta sia stato troppo efficace.

Probabilmente la soluzione vera arriverà quando arriverà una direttiva europea che prenda atto dei progressi della tecnologia. Come? Facendo distribuire a ogni conducente al posto della patente una card che dialoga con l’elettronica di bordo del veicolo (e magari tenga conto anche delle impronte digitali, per evitare sostituzioni di persona), che a quel punto potrebbe registrare momento per momento chi è alla guida. A quel punto, sarebbe facile sfruttare tutte le potenzialità del sistema con funzioni aggiuntive: per esempio, il limitatore di velocità se la card appartiene a un neopatentato (l’unico modo per superare almeno in parte l’attuale dibattito su come frenare i giovani), l’antifurto a riconoscimento personale eccetera.

Fantasia? Certo: già dieci anni fa un alto dirigente della Motorizzazione teorizzava che addirittura non avremmo più avuto bisogno della patente perché le pattuglie delle forze di polizia sarebbero state presto dotate di minicomputer in grado di interrogare in tempo reale le banche dati e quindi verificare se la persona fermata è davvero chi dichiara di essere ed è abilitata alla guida. Gli anni hanno dimostrato che invece siamo ancora solidamente ancorati al vecchio sistema dei documenti da mostrare. Ma prima o poi anche la burocrazia arriverà a sfruttare tutte le potenzialità che le attuali tecnologie già offrono (almeno in embrione).

  • Paolo |

    Buongiorno.
    E’ vero che una pattuglia non può fermare tutti i trasgressori, ma basterebbe che ne fermasse qualcuno, in modo da rendere non nulla la probabilità di essere sanzionati. Purtroppo oggi i controlli automatici, anche quando non sono usati per fare cassa, hanno lo scopo di sostituire le pattuglie anziché affiancarle. Almeno questa è l’impressione che ho maturato negli ultimi dieci anni: i controlli automatici proliferano, ma di pattuglie ce ne sono sempre meno. Ma questo significa che le infrazioni non rilevabili con i controlli automatici, ossia quasi tutte, si possono commettere impunemente. E a quest’ora se ne sono resi conto tutti.
    Prendiamo un caso concreto di uso dei controlli automatici chiaramente non finalizzato a fare cassa, il tutor. E’ un po’ che mi chiedo il motivo della sua introduzione, nonostante i costi certo non bassi, e ora penso di aver trovato la risposta: serve ad eliminare le pattuglie della stradale. Quando tutte le autostrade saranno coperte dal tutor le pattuglie non ci saranno più, con enormi risparmi per lo stato (carburante, veicoli, pagamento del servizio notturno, ecc), e la giustificazione sarà che le pattuglie sono inutili perché c’è il tutor. Certo, già oggi le pattuglie sono pressoché assenti, non cambierà molto da questo punto di vista, ma solo perché il fenomeno è già in atto. E ancora una volta il messaggio sarà chiaro: se non superate la velocità media imposta potete fare di tutto, nessuno se ne accorgerà.
    Un saluto.
    [risponde Maurizio Caprino] Non si può generalizzare. Per esempio, proprio il discorso del Tutor non si pone in questi termini perché le convenzioni che regolano l’esercizio delle autostrade impongono comunque una vigilanza specifica 24 ore su 24, peraltro parzialmente a spese del gestore (che compra e mantiene le auto di servizio, fornisce le caserme ed eroga un asia pur minima indennità agli agenti); verosimilmente si è deciso di prendere coraggio e fare il grande salto verso il Tutor (prima la società Autostrade – anche in tempi di gestione Benetton – aveva il terrore che si sapesse persino che monitorava i tempi di percorrenza dei suoi clienti Telepass, anche se lo faceva a soli scopi statistici e di rilevazione di anomalie di traffico) per diminuire la mortalità, che rientra nei parametri in base ai quali si calcolano gli adeguamenti dei pedaggi.

  • Paolo |

    Buongiorno.
    Concordo sul fatto che la tecnologia potrebbe migliorare la sicurezza stradale, ma prima che sia usata sistematicamente passeranno decenni.
    C’è però un sistema semplice per risolvere il problema dell’identificazione dei trasgressori: fermare i veicoli quando il conducente commette l’infrazione, come si faceva una volta. Oggi non si fa più a causa della micidiale combinazione di controlli automatici e sanzioni pecuniarie. Poiché il fine dei controlli è l’incasso della sanzione non è necessario identificare il conducente; basta avere un numero di targa e chiedere i soldi all’intestatario.
    Per uscire da questa situazione basterebbe eliminare le sanzioni pecuniarie, e sostituirle con sospensioni della patente o, per i casi gravi, brevi periodi di detenzione (da scontare per intero, fino all’ultimo minuto). I controlli automatici sparirebbero in un lampo, e si tornerebbe alle pattuglie sulla strada, l’unico sistema che funziona.
    Fra l’altro si otterrebbero due importanti benefici collaterali: le pattuglie rileverebbero qualsiasi infrazione, e non solo quelle rilevabili dagli strumenti automatici; inoltre essere ricchi o poveri non farebbe più differenza.
    Un saluto.
    [risponde Maurizio Caprino] Purtroppo non è così semplice: è vero che in alcuni casi i controlli automatici servono solo per fare cassa, maè altrettanto vero che in altri è effettivamente impossibile fermare i trasgressori, perché manca lo spazio o è troppo pericoloso intimare l’alt. Senza contare che comunque – anche dove l’alt è possibile – una pattuglia non può materialmente vedere e fermare tutti.

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