Ormai è passato più di un mese, ma ve ne parlo perché sono due fatti e nessuno li ha messi in correlazione. Mi riferisco a un evento pubblico come l’assemblea delle associazioni spontanee costituite contro i semafori che fotografano chi passa col rosso e uno meno pubblico come la riunione del comitato tecnico Anci per la sicurezza. Insomma, nel giro di pochi giorni si erano riuniti sia i multati sia i "multatori". E, sorpresa, sono arrivati a conclusioni non troppo diverse. Ma questo ai miei colleghi è sfuggito: sono andati in molti a Parma a seguire il raduno dei multati (che certamente prometteva di essere scenografico) e hanno ignorato la nota con cui l’Anci rendeva conto della propria riunione (che di certo non faceva spettacolo e andava letta con occhio tecnico).
Premetto le mie scuse perché trovo il tempo di scriverne solo ora, ma purtroppo il mio lavoro principale è tutt’altro.
Il primo punto di convergenza tra multati e associazione dei Comuni è nell’aspettare la conclusione delle indagini ormai aperte da molte Procure su presunte manomissioni dei semafori per aumentare il numero delle multe. La sensazione è che le inchieste della magistratura non siano considerate da nessuno come bolle di sapone destinate a dissolversi, però nessuno scommette che possano avere esiti devastanti e così i multati stanno cercando almeno di ottenere la restituzione dei soldi delle multe facendo causa civile ai Comuni e per fare questo stanno individuando le armi giuridiche da usare (se non le azzeccano per bene, sarà difficile che ottengano successo, perché la questione è delicata). Noi possiamo solo associarci all’attesa della conclusione delle inchieste penali, ricordando però che le manomissioni consisterebbero nell’accorciare di pochissimi decimi di secondo il tempo del giallo; se chi guida rispettasse l’obbligo di fermarsi appena diventa giallo, quei pochi decimi non avrebbero fatto aumentare il numero delle multe come invece è stato.
Il secondo punto di convergenza è che, almeno nei comunicati ufficiali, nessuno ha preso sul serio l’iniziativa della Prefettura di Lodi e di un singolo ufficio del ministero dell’Interno, secondo le cui interpretazioni i controlli automatici di infrazioni ai semafori sarebbero possibile solo in punti individuati dai prefetti, analogamente a quanto accade per la velocità. Giuridicamente non può che essere così, checché ne abbiano scritto a fine gennaio i giornali che avevano "intercettato" la notizia. Devo però dire che in effetti sarebbe opportuno che le istituzioni s’imponessero di più nella scelta degli incroci da sorvegliare: non è un mistero che finora in molti casi abbiano deciso le aziende installatrici degli apparecchi, che – essendo pagate in proporzione agli incassi – scelgono i punti dove si commettono più infrazioni, che non è detto siano anche i più pericolosi. Il fatto che le istituzioni s’impongano, comunque, implica che esse siano disposte a pagare di tasca propria le aziende, a prescindere dagli incassi delle multe. Insomma, dovrebbero investire in sicurezza stradale, il che appare un’utopia visto che non ci sono i soldi nemmeno per gli asili.
Per il resto, a Parma si è parlato di molto altro, arrivando a pianificare alcune strategie anti-Comuni pur prendendo le distanze dai trasgressori incalliti. E’ un bene che qualcuno si organizzi lucidamente per contrastare gli abusi, contemporaneamente cercando di tagliare fuori chi cerca solo scuse per farla franca. Per maggiori informazioni, potete cercare i siti dei comitati più organizzati: quelli che ricordo così a memoria sono No Gabelle, Multe Gaglianico e Giallofastidio.