Situazioni uguali, segnali diversi. E poi vi stupite se nessuno li rispetta?

Da qualche mese chi esce in auto dai terminal dell’aeroporto di Fiumicino deve prepararsi a fare una coda prima ancora di entrare sull’autostrada: sul viadottino che porta sull’A12 hanno "cancellato" con le zebrature un pezzo di una delle due corsie prima della confluenza con la rampa che viene da Fiumicino-paese, per dare più spazio al traffico che s’immette. Contemporaneamente a Bari finivano i lavori per risistemare le case popolari di Mungivacca e con esse lo svincolo che dalla tangenziale esce sulla superstrada per Taranto: dove prima chi usciva dalla città verso Taranto aveva una sola corsia per lasciare spazio a chi si immetteva dalla tangenziale, ora ci sono due corsie per chi esce e un bello stop secco a fine curva per chi viene dallo svincolo. Insomma, due situazioni fondamentamentalmente uguali ma regolate in modo diverso.

Certo, si trovano a 400 chilometri l’una dall’altra e quindi sono frutto delle idee di persone diverse, chiamate a misurarsi con situazioni che – per quanto analoghe – non potranno mai essere assolutamente uguali l’una con l’altra (anche se lo sembrano, perché possono esserci vincoli geologici, di materiali o altro che all’occhio inesperto di chi passa non sono visibili). Ma, per definizione, sulle strade si circola e non è raro che una stessa persona si trovi a guidare in regioni diverse nel giro di pochi giorni. A queste persone occorre sforzarsi per dare un minimo di uniformità, altrimenti non rispetteranno le regole. Non per un senso di ribellione, ma semplicemente perché troveranno istintivo seguire un "indirizzo" e quando si accorgeranno che la segnaletica dispone in modo diverso ormai sarà tardi.

Stesso problema per chi è abituato a percorrere un certo tratto (tutti i giorni oppure a distanza di tempo una volta dall’altra) e quindi lo ricorda in un certo modo, ma poi all’improvviso se lo ritrova con la segnaletica cambiata. Tanto più se la modifica comporta di trovarsi improvvisamente di fronte a uno stop, celato al termine di una rampa in discesa che fa una curva cieca, come nel caso che ho descritto a Bari.

A parziale scusante dei gestori delle strade c’è l’aggressività dei guidatori: se ci rendessimo conto che basta togliere per un attimo il piede dall’acceleratore per favorire le immissioni dagli svincoli, chi si sta immettendo userebbe la corsia di accelerazione per accelerare effettivamente, perché non avrebbe paura di trovarsi addosso qualcuno che piomba da dietro comportandosi come se lui non esistesse. Risultato: il traffico sarebbe più fluido (cioè meno code per tutti, sia per chi sta percorrendo la carreggiata sia per chi vi si immette) e i gestori non si sentirebbero "costretti" a creare imbuti artificiali come quello di Fiumicino.