Gli italiani non vogliono l’Esp. E le case non glielo danno

L’altro giorno l’Aci ha reso noti i risultati del suo ultimo sondaggio riguardo alla sicurezza: un italiano su tre non sa a cosa serve l’Esp (controllo elettronico della stabilità, che evita buona parte delle sbandate in situazioni di emergenza), il 59% non è interessato a prenderlo come optional e il 21% non è disposto a pagarlo a parte. Addirittura, il 34% crede che faccia aumentare il consumo(!). Insomma, un disastro. Secondo me, ampiamente prevedibile. Perché da sempre su questi argomenti c’è un cane che si morde la coda. Almeno in Italia.

Intanto va premesso che l’Esp, dopo un periodo di problemi di gioventù all’inizio di questo decennio, ora è affidabile e può davvero salvare la vita. Più ai semplici sprovveduti che sbagliano una curva o si trovano di fronte situazioni impreviste che agli incoscienti persi che pensano che questo dispositivo elettronico possa sottrarli anche ai limiti della fisica. Ma va già benissimo così: di incoscienti che arrivano oltre quello che può l’Esp non ce ne sono poi moltissimi.

Paradossalmente, il problema sono gli sprovveduti. Che, essendo tali, non immaginano che l’Esp possa servire anche a loro. Così, quando acquistano l’auto nuova, badano più alle casse dello stereo e ai disegni dei cerchi di lega che agli accessori di sicurezza. Al massimo chiedono quanti airbag ci sono (anche se poi spesso – almeno in città – non allacciano le cinture, vanificando la presenza degli airbag, che addirittura in questi casi può talvolta essere controproducente).

Le case automobilistiche lo sanno bene e per questo, sui modelli di segmento basso e medio-basso, lo offrono solo optional. Un modo per risparmiare, abbassando i prezzi, cui questa clientela è sensibile più che alla sicurezza. Da vent’anni, meritoriamente, i miei ex-colleghi di Quattroruote denunciano questo stato di cose, andando periodicamente a verificare anche l’incapacità dei venditori di spiegare ai clienti i benefici di questi dispositivi. Insomma, si è spesso visto che i più ignoranti erano proprio loro.

Poi le case automobilistiche, per fare meno figuracce e vendere più accessori di sicurezza, hanno preso a curare meglio la formazione dei venditori e questo credo si sia visto anche nelle inchieste di "Quattroruote". Ma l’opinione della gente resta fondamentalmente quella, come segnalano il sondaggio Aci e il fatto che – a parte le Opel e qualche altro modello sparso – l’Esp continua a essere optional nelle fasce di mercato che vendono di più. Perché?

Temo che in parte sia ancora colpa dei venditori. Che non di rado hanno più interesse a piazzare un’auto di serie che hanno già disponibile (per la quale quindi pagano già interessi passivi) piuttosto che a ordinarne una ex-novo, con gli optional eventualmente scelti dal cliente. Così sanno benissimo che l’Esp serve, ma non lo dicono. In parte è colpa delle case, che spesso – per far girare le linee di produzione anche quando non c’è mercato – costringono i concessionari a fare scorta di esemplari anche oltre le ragionevoli aspettative di vendita a breve (e a quel punto, per non rischiare di tenersele troppo a lungo sul piazzale, meglio andarci piano con gli optional). Altra colpa delle case è prendere una "tangente" dai clienti che vogliono la sicurezza a tutti i costi, con una discutibili politica di pacchetti di accessori. Del tipo: vuoi i fari allo xeno? beccati anche l’interno in pelle, anche se non t’interessa.

In Paesi dove c’è maggior cultura della sicurezza, da sempre le dotazioni di serie sono migliori sotto questo profilo.

Come uscirne, visto che chi deve vendere (sia case sia concessionari) conosce i gusti del cliente e all’atto pratico non rischia, scoraggiando di fatto anche quelli che gli accessori di sicurezza li vorrebbero tutti? Certamente non si può sperare che siano i clienti a ribellarsi: in fondo, gli sprovveduti non hanno mai sbandato e pensano che, siccome sono prudenti, non sbanderanno mai (errore grossolano, anche perché chi da sprovveduto ignora i rischi non può mai dirsi davvero prudente). E allora forse ha ragione il nuovo presidente dell’Aci, Enrico Gelpi: occorrono incentivi economici sugli accessori di sicurezza. Il vecchio Governo ci aveva pensato, almeno a parole. E il nuovo? Certo, non è facile tradurre tutto questo in una norma inattaccabile, anche perché la presenza di molti dispositivi di sicurezza oggi non figura sulla carta di circolazione e non è accertabile con un rapido esame a vista. Me sono problemi superabili se ci si lavora sopra.

  • Renato |

    Forse c’è una spiegazione più semplice, con due risvolti:
    1-PRATICO: finché l’Esp non ti ha cavato da un brutto impiccio non ne hai la reale percezione; la casistica è ampia ma, mentre per l’Abs è stata fatta una comunicazione martellante, pochi sanno che l’esp di serie sulla Mercedes Classe E ha dimezzato l’indice di mortalità dei sinistri, a prescindere dalle tipologie.
    2-COMMERCIALE: i concessionari vogliono in piazzale auto facili da smerciare e al più basso prezzo possibile. E X euro di supplemento per un accessorio “invisibile” non sono commercialmente accettabili. È qui che dovrebbe intervenire la Ue, facendo un accordo analogo a quello per l’abs.
    Ma scatta sempre il riflesso condizionato di “fare un regalo” a chi produce questi impianti. È come se non mettessimo le termocoppie nelle cucine a gas per non arricchire chi le produce, o le valvole di sicurezza nei boiler…
    [risponde Maurizio Caprino] Interessantissimo il dato sulla Classe E, anche se il costruttore non può essere a conoscenza di tutti gli incidenti che coinvolgono le proprie auto. Chissà perché le case automobilistiche non si prendono la briga di fare altrettanto con gli altri modelli…

  • Menazza Marco |

    “…la sicurezza non interessa a nessuno, per lo meno in Italia.”
    Io non sarei cosi drastico. Nel mio piccolo, in questi ultimi anni, ho potuto verificare un aumento sia quantitativo che qualitativo, dell’informazione e della comunicazione sulla sicurezza stradale.
    Inoltre, rispetto sempre al passato, l’utente medio della strada è più consapevole dei rischi che corre se assume un certo tipo di comportamento. Sicuramente gli incentivi economici, sarebbero un ottimo stimolo, io però spero ancora che sia l’aumento delle richieste di tutti noi clienti a determinare le politiche di vendita dei costruttori di automobili.
    [risponde Maurizio Caprino] Sì, c’è più sensibilità che in passato, ma l’ignoranza fa sì che i rischi vengano sottovalutati o comunque non valutati correttamente (succede anche a me se scelgo una lavatrice o un qualsiasi altro prodotto di cui non capisco nulla). Se aggiungiamo che l’indole umana tende comunque a sminuire ciò che è lontano (e un incidente quando si è uno scintillante autosalone non appare certo vicino) o invisibile (Esp e Abs sono solo impianti che pochi sanno riconoscere aprendo il cofano, mentre gli airbag si vedono e non mi sembra un caso che si siano diffusi di più e più velocemente dell’Abs nonostante quest’ultimo abbia sia commercializzato in Europa da quasi trent’anni, il doppio rispetto agli airbag), secondo me il quadro si completa.

  • alexmrg |

    Condivisibile il post. Il punto fondamentale non sono gli incentivi economici, ma il motivo per cui così tanti conducenti non abbiano la percezione (psicologica) delle cose.
    In pratica, i costruttori tendono a configurare veicoli tendenzialmente sottosterzanti, poiché in caso di errore di guida il conducente medio tende istintivamente a rilasciare l’acceleratore e aumentare l’angolo di sterzo, cosa che permette facilmente il recupero di traiettoria, se le condizioni non sono eccessive; tale situazione, sicuramente sperimentata da molti conducenti induce a credere di poter gestire le manovre critiche solamente con una condotta di guida più conservativa.
    L’atteggiamento è evidentissimo se si osservano attentamente i comportamenti: non ostante, in generale, una strada sia progettata per una certa velocità a prescindere dalla configurazione del tracciato planimetrico, la maggior parte dei conducenti medi rallenta vistosamente impegnando una curva (a meno che non sia autostrada, ma su alcune anche qui) per poi acquistare velocità (normalmente oltre i limiti) solo sui rettilinei (tanto che i più impazienti sorpassano spesso in prossimità delle curve, in uscita o più frequentemente in ingresso, perché anche se gli spazi si riducono, i tempi per la manovra diminuiscono sfruttando contemporaneamente i differenziali di velocità ed accelerazione). E la cosa ancora più evidente diventa nel caso di situazioni meteo avverse.
    In realtà, per conducenti di tal tipo (la maggioranza) il ESP avrebbe utilità ben limitata (in pratica solo la frenata su fondi differenziati) ed il rapporto costo/efficacia probabilmente non favorevole, nemmeno nel caso di evitamento (ben rappresentato dalla c.d. “prova dell’alce”): in questi casi la tendenza istintiva è quella di frenare comunque (a ruote dritte) comportamento che vanifica la presenza del dispositivo.
    Solo i conducenti più veloci (piuttosto pochi) se ne potrebbero avvalere. Di questi ne esistono due generi. Il primo (veloce competente, piuttosto raro da vedere) usa versioni di veicoli con assetti migliori della media, meno sensibili ai trasferimenti di carico trasversali indotti dal doppio pendolamento: se anche si innesca il sovrasterzo è in grado di controllarlo con uso combinato di sterzo/acceleratore, tenendo (con le usuali trazioni anteriori) il veicolo almeno “in tiro” se non proprio in leggera accelerazione (manovra controintuitiva ai più) per stabilizzare il retrotreno (trasferimento di carico longitudinale); non credo gli servirebbe molto il ESP poiché anche se veloce è capace di adeguare la marcia alle condizioni contingenti. Il secondo (veloce incompetente, la quota maggioritaria) è il target ideale del ESP che qui può esprimere il meglio della sua efficacia.
    Inutile poi dire che in stato di alterazione psicofisica non c’è ESP che tenga.
    Resta da valutare se valga veramente la pena un’adozione generalizzata per una quota così ridotta di conducenti: forse, in ordine di priorità, converrebbe puntare di più sulla formazione dei conducenti, cosa che porterebbe vantaggi a tutti.
    [risponde Maurizio Caprino] Non sarei così schematico nel categorizzare i conducenti. Anche perché, con la silenziosità dei veicoli moderni, anche i più prudenti finiscono col ritrovarsi più veloci di quanto pensano, per cui sono convinto che negli ultimi anni anche molti “prudenti” abbiano aumentato le loro velocità medie. E poi anche i “prudenti”, nella loro ignoranza, sbagliano le traiettorie, per cui impegnano l’aderenza del veicolo esattamente come farebbe uno molto più veloce che le azzecca; ma i “prudenti”, accorgendosi che gli è rimasta poca aderenza perché il veicolo punta all’esterno quando la fine della curva è ancora lontana, hanno l’istinto immediato di rilasciare l’acceleratore, cosa che attiva l’Esp e corregge l’accenno di sbandata che, se continuasse, porterebbe alla frenata che renderebbe inutile il sistema (che però la previene).

  • Paolo |

    Buongiorno.
    Intervengo su questo tema per ripetere quella che ritengo una triste realtà: la sicurezza non interessa a nessuno, per lo meno in Italia.
    Non interessa agli utenti. Qualche anno fa il tecnico che viene a revisionare annualmente la mia caldaia mi disse che la maggior parte dei clienti, quando devono sostituire la caldaia vecchia, ne chiedono una non stagna anche se la stessa sarà installata in ambiente chiuso. A nulla valgono le spiegazioni sulla percolosità di una caldaia aperta malfunzionante. Quasi tutti preferiscono rischiare la vita per risparmiare una somma ridicola che forse servirà ad acquistare un cellulare più evoluto. Con le automobili avviene la stessa cosa.
    Non interessa ai produttori. Io non sono un addetto ai lavori, ma credo che le case automobilistiche abbiano un solo obbiettivo a breve termine: evitare di fare i conti con la sovracapacità produttiva del settore. Continuano a costruire più macchine di quelle che il mercato chiede, e scaricano l’onere di venderle sui concessionari. In queste condizioni non si può rischiare troppo, bisogna produrre ciò che si venderà più facilmente. Dove non c’è sovracapacità produttiva le cose vanno in altro modo. Ieri ho ordinato un computer Apple dal sito internet del produttore: ho potuto scegliere la configurazione che preferivo, perché il mio computer sarà assemblato solo dopo l’emissione dell’ordine e il pagamento, non prima. Se la Apple avesse i magazzini pieni di computer da vendere sarei stato forzato ad acquistarne uno già pronto, prendere o lasciare.
    Infine, non interessa al legislatore, nazionale o europeo che sia. Si fa una campagna terroristica contro l’inquinamento da emissioni dei veicoli generando costi rilevanti per gli automobilisti, quando forse si salverebbero più vite e si eviterebbero più lesioni gravi imponendo la presenza di accessori come l’ESP sulle auto di nuova immatricolazione.
    Un saluto.
    [risponde Maurizio Caprino] Posso solo aggiungere che tutta questa situazione crea un paradosso: si è sempre pensato che quando il mercato è in crisi i consumatori sono favoriti e invece in questo caso è il contrario (lo è solo chi bada esclusivamente al prezzo).

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