Non c’è che dire: stavolta gli annunci sono stati seguiti dai fatti. Un anno fa, il ministero dei Trasporti aveva fatto sbattere sui giornali l’elenco delle 12 strade più pericolose d’Italia, promettendo che sarebbe intervenuto per renderle più sicure; venerdì scorso, il ministro Alessandro Bianchi ha consegnato 3.400 apparecchi tra rilevatori di velocità in movimento (Provida), etilometri e precursori etilici (in grado di fare test rapidi per individuare chi poi va sottoposto all’etilometro). Tutti da usare su quelle strade, per le quali un mese e mezzo Bianchi aveva addirittura firmato un accordo con la Forestale affinché contribuisse ad aumentare la vigilanza proprio su di esse. Tutto bene, dunque? Va riconosciuto che in un solo anno si è fatto quel che si poteva: non si poteva pretendere che queste strade venissero disseminate di cantieri per eliminarne i punti più a rischio. Ma anche ciò che è stato fatto qualche dubbio lo lascia.
Innanzitutto, non si può non notare innanzitutto che non si capisce bene quali siano le strade da sottoporre alla vigilanza straordinaria: in occasione dell’accordo con la Forestale, furono effettivamente citate le 12 arterie segnalate un anno fa, ma venerdì scorso è stato fatto un altro elenco. Nel quale (se vedo bene) sono comparsi il Raccordo anulare e la Via del Mare a Roma, la A3 e il tratto marchigiano della statale Adriatica, mentre sono scomparse la Flacca, la Postumia e la Romea. Semplice errore di stesura del comunicato stampa o c’è di più?
Inoltre, va ricordato che l’Italia è uno dei pochi Paesi ad avere un organo di polizia specializzato: la Stradale. Certo, qualche mese fa ho riconosciuto che, in certi casi gravi (per esempio, per scoprire e bloccare veicoli contromano su superstrade e svincoli), più pattuglie girano per strada e meglio è, anche se non sono composte da personale specializzato. E poi il Codice della strada assegna gli stessi poteri a tutti gli altri organi di polizia. Ma è bene che i controlli specifici (dall’alcol a quelli su camion e camionisti) vengano fatti da personale specializzato: l’esperienza dimostra che sono complessi. E il Codice dà potere un po’ a tutti soprattutto per renderli autosufficienti rispetto alle proprie esigenze (faccio l’esempio estremo degli agenti di polizia penitenziaria che così possono intervenire senza chiamare i vigili per punire chi parcheggia in divieto nelle zone "sensibili" attorno alle mura delle carceri). Tirare in ballo la Forestale e far sì che sia il ministero dei Trasporti a comprare gli apparecchi necessari per fare i controlli non sono bei segnali per la Stradale, che non ha i soldi nemmeno per fare le verifiche periodiche necessarie a permettere l’uso dei propri autovelox senza il presidio di agenti.
A parte il fatto che sarebbe interessante sapere che cosa ne pensano gli agenti della Forestale: gli avanzerà il tempo per andare in giro a tutelare flora e fauna? Oppure faranno come spesso accade con i protocolli d’intesa e cioè se ne dimenticheranno, rimanendo a svolgere solo i loro compiti tradizionali? Spero di essere smentito dai fatti nei prossimi mesi.