Il codice etico per le discoteche? Dimenticato persino dai promotori

Un codice etico non si nega a nessuno. E così a metà marzo un nutrito gruppo di soggetti (dal ministero dell’Interno al sindacato dei gestori di discoteche, passando per i produttori di alcolici) aveva firmato il “Codice etico di autoregolazione per la sicurezza stradale”: una dozzina di impegni che ciascuno prendeva per la propria parte. Tra questi, spiccava quello a “promuovere l’identificazione del guidatore designato, ossia di colui che in un gruppo si impegna a non bere alcolici”, perché poi dovrà guidare: a lui, gestori e baristi “si impegnano a somministrare bevande esclusivamente analcoliche”.
Bene, sono passati quasi sei mesi e continuo a vedere comunicati stampa di polizie, Enti locali e gestori che sbandierano iniziative del tipo “stasera nella discoteca X ci sarà una campagna di sensibilizzazione in cui verrà chiesto ai ragazzi di dichiarare chi di loro guiderà all’uscita e a quelli che verranno trovati sobri sarà regalato un biglietto d’ingresso”. Se tanto mi dà tanto, vuol dire che negli altri locali continua il solito andazzo: l’alcol viene servito a chiunque lo chieda, senza domandarsi se poi guiderà.

E il codice etico che fine ha fatto? Probabilmente, la stessa che di solito fanno le varie carte dei servizi, dei diritti, dei doveri e così via: carta straccia, servita solo a fare qualche bella conferenza stampa per far vedere che qualcosa si fa. Infatti, se tutti lo avessero applicato sin da metà marzo, non ci sarebbe bisogno dei comunicati stampa estivi: i ragazzi si presenterebbero in discoteca, verrebbe loro chiesto di indicare il guidatore designato e a costui non verrebbero serviti alcolici. Non mi sembra così difficile per i gestori: basta munirsi di quei braccialetti che abbondano nei villaggi turistici con animazione, che possono essere tolti solo tagliandoli, quindi non possono essere tagliati per andare al bancone senza farsi scoprire come guidatori e poi reindossati all’uscita facendo finta di nulla dopo aver bevuto.
Qualcuno obietterà che applicare il codice etico non è poi così semplice: si rischia di trovare ragazzi recalcitranti e pronti alla rissa. E – aggiungo io – pronti anche ad andare nel locale concorrente, dove si sa che su queste cose chiudono un occhio. Ma se è davvero così, non funzionano nemmeno le campagne pubblicitarie ed educative di questi giorni. E allora smettiamola di spendere soldi pubblici!
Più probabilmente, invece, la maggior parte dei ragazzi è ancora in grado di ragionare e non scatenerebbe alcuna rissa. Ci vorrebbe semplicemente più determinazione da parte dei gestori. E meno timore di perdere clienti e introiti da vendite di alcolici. Nel post del 16 marzo (in questa stessa sezione “Alcol e droga”) avevo pronosticato che non sarebbe stato facile. Datemi dell’antipatico, ma mi sa che avevo ragione.

  • paolo |

    X Giulia. Andiamo verso il proibizionismo? Forse non ti sei accorta ma SIAMO gia’ nel proibizionismo, con la differenza che il nuovo proibizionismo è ancora piu’ subdolo rispetto a quello degli anni 20. Ora non ti dicono : quella tal cosa è proibita, ti rompono i c. quando quella cosa l’hai gia’ presa. Es.multa ai clienti delle prostitute, ritiro patente a chi supera i 50 ml anche se non è ubriaco. Il nuovo proibizionismo ha come obiettivo principale quello di sottrarre soldi ai cittadini.

  • Giulia |

    non so…forse "sbattergli" in faccia la realtà potrebbe essere utile…ricordo che anni fa andai a una conferenza sul "cervello"….e mostrarono immagini di incidenti vari…all’epoca avevo quasi l’età per guidare il motorino…ma le assicuro che dopo quella "visione", non è mai passato per la testa di prenderlo senza casco….

    [risponde Maurizio Caprino] In effetti non lo si fa mai abbastanza: nelle campagne che passano in tv e sui giornali c’è una specie di tabù (contrariamente all’estero), quindi le sole occasioni che restano sono le poche lezioni mirate che talvolta si fanno ai ragazzi durante alcune manifestazioni (come il Progetto Icaro della Polizia stradale).

  • Giulia |

    purtroppo è vero, è sintomo di una cultura della massa e dell’importanza del gruppo (che ormai in tante situazioni prende il sopravvento sul singolo) il fatto che ci sia una fetta di popolazione che si diverte a "sballarsi" perche "rende fighi"…l’età di chi beve si è abbassata drasticamente…ma il problema non è il fatto di bere…il problema è la mancanza di presa di coscienza della pericolosità che può avere il guidare in stato troppo alterato. Non è il problema di chi beve o chi no, il punto sta nella consapevolezza di non dover guidare. Fortunatamente le persone che frequento io sanno quando dire "basta" o piu semplicemente si sacrificano anche per gli altri, guidando al posto di chi, pur avendo la macchina, non ne sarebbe in grado…ma non possiamo a mio parere pensare che la soluzione sia, come dice lei, creare un movimento per prendere coscienza sul fatto che "non bere è un valore sempre piu condiviso" fino pure all’emarginazione di chi beve.
    Credo piuttosto che il movimento dovrebbe essere su un ampliamento della coscienza delle persone. solo cosi si potrebbe avere una soluzione definitiva al problema.
    i ragazzi (dai diciotto ai vent’anni), purtroppo, hanno la tendenza a non voler rispettare le regole…porre dei divieti drastici per me puo persino portare all’estremizzazione del problema…come lei diceva in una precedente risposta, potrebbero benissimo portarsi il bere da casa…non tanto per il gusto di un buon bicchiere di vino, quanto piuttosto per dimostrare che a loro, la nuova legge, non fa nessun’effetto…
    io mi chiedo se è questa la soluzione…
    penso invece che il problema alla base sia molto piu serio…
    Io rimango sconvolta nel venire a conoscenza di realtà in cui "l’associazione genitori" preme perche vadano a fare i controlli nei locali notturni per evitare che i figli quindicenni o quattordicenni si (perdoni il termine esagerato) alcolizzino. Perche l’associazione genitori non si fa un esame di coscienza e si chiede come sia possibile lasciare uscire un ragazzino di quattordici anni fino alle cinque del mattino dandogli soldi da spendere?
    no…mi dispiace, ma vedo sempre piu che invece di curare le problematiche alla base, vi sia una sorta di tendenza al vano tentativo di eradicare i problemi con soluzioni postume o estreme…e piuttosto inutili.
    purtroppo è vero, la realtà dei giovani è fatta dal gruppo, chi beve è figo, chi non beve non lo è…ma questo problema si somma alla mancanza di valori e di ideali e di consapevolezza di un intera generazione.
    non sto dicendo di dare via libera all’alcol senza limiti, ma arriviamo al punto che se dovessero fare controlli anche solo all’uscita dei ristoranti, sequestrerebbero la patente a tutti.
    il problema è la mancanza di autocoscienza.
    la soluzione non è la "demonizzazione" dell’alcol o del bere.
    La soluzione dovrebbe essere una maggiore educazione e una maggiore consapevolezza…questo si…

    chiedo scusa se forse "abuso" questo blog per rispondere, e magari divago ma questa nuova legge per me è assurda…e trovo costruttivo parlarne 🙂
    diciamo pure che trovo assurda gran parte della realtà in cui ci si trova a vivere e operare…ma non importa.

    [risponde Maurizio Caprino] Sì, in giro le assurdità non mancano certo. Comunque, restando al tema, credo sia difficile creare nei giovani la coscienza delle conseguenze dei loro comportamenti: quella è l’età in cui ci si sente invulnerabili. Così, si è influenzabili solo dalle dinamiche del gruppo, per cui è su quello che occorre agire.

  • Giulia |

    su quest’ultima proposta da Lei nominata, sono infatti assolutamente d’accordo…ma piu che codice etico per i gestori, sarei per proporre una maggiore eticità ai giovani…eticità che purtroppo non si può dare col proibizionismo o simili…ma con incentivi e iniziative…

    [risponde Maurizio Caprino] Non so quanto l’incentivo possa funzionare. Credo più nel creare una sorta di movimento di opinione che prenda coscienza che non bere è un valore sempre più condiviso, quindi sempre più persone non bevono e chi continua a bere è uno che non ha ancora capito niente e merita di essere emarginato. Gli psicologi dicono che con i giovani funziona così…

  • Giulia |

    passavo di qui…e ho letto il Suo intervento….

    domanda provocatoria….se io entro in un supermercato, compro un affilato coltello da cucina (la cui vendita è libera)…mi viene chiesto all’uscita come ho intenzione di usarlo?
    domanda provocatoria…se io, in possesso di un regolare porto d’armi, compro una pistola….mi si chiede qual è lo scopo dell’acquisto?
    domanda provocatoria…se io acquisto del veleno di qualche tipo, magari ratticida, mi viene chiesto che uso ho intenzione di farne?
    commento provocatorio…perche se gestisco un locale dovrei chiedere ai giovani che bevono se hanno intenzione di guidare dopo?
    si tratta di un "codice etico" che dovrebbe essere giustamente applicato?io come giovane, di certo non tendo a creare una rissa in seguito ad una domanda del genere, nè a cambiare locale se mi viene posta…ma dovrebbe rientrare davvero nel "comportamento etico" di un esercente? di quale categoria di esercenti? di tutte o solo di alcune "demonizzate" da anni?
    commento provocatorio numero due….sospendere la somministrazione di alcolici dopo le 2 di notte, diminuirà il numero di persone ubriache alla guida? siamo sicuri? e i bar che comunque servono da bere fino alle due? i ristoranti? non è piuttosto un provvedimento che mira a colpire una certa categoria di esercenti, ovvero i gestori delle discoteche?
    o si pensa che ci si ubriachi solo dalle due di notte in poi? o che alcolizzarsi fino a quell’ora renda poi la guida di notte sicura? che è, la carrozza di cenerentola che dopo una certa ora diventa zucca e non si muove?
    dove andremo a finire? verso il proibizionismo?
    non so….ma tutto ciò non mi convince…mi sembra solo l’ennesimo atto di una campagna denigratoria dei confronti di una specifica categoria…………..
    le mie sono provocazioni…ragionate…e frutto di mie personali idee a riguardo…ma a volte sarebbe utile sentire tutte le opinioni…

    [risponde Maurizio Caprino] Nemmeno io sono convinto dell’efficacia degli ultimi provvedimenti (estremizzando, uno potrebbe anche portarsi gli alcolici da casa) ed è per questo che parlo di necessità di creare una cultura, in modo che ci sia meno bisogno di regole tanto coercitive quanto penalizzanti per alcune categorie e difficili da far rispettare. Mi sembra che più applicabile sia l’individuazione del "guidatore designato": ogni comitiva che arriva dovrebbe o dimostrare che si è mossa con un mezzo pubblico o dichiarare chi è il guidatore (in modo che venga individuato con il solito braccialetto "a sigillo" che si usa anche nei villaggi turistici).

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