Un tecnico ci spiega i limiti di velocità assurdi

La vicenda della Bari-Brindisi (si veda il post di ieri) richiama alcuni dei primi post di questo blog, in cui spiegavo perché ci sono paradossi come quello di strade larghe e deserte con limite a 50 all’ora e strade strette e costeggiate da fabbricati dove invece sono consentiti i 70. Dicevo che è un problema di classificazione delle strade troppo rigido in rapporto alle tante imperfezioni e carenze delle strade stesse. Di fronte a questo problema, ci sono enti proprietari che si adeguano alla lettera e altri che, per ragioni di buonsenso o anche di “prestigio”, interpretano tutto con elasticità. Ne viene fuori il caos.

Per darvi un’idea più dettagliata di cosa succede –con tanto di esempi- vi allego una bellissima relazione tenuta in un convegno specialistico organizzato dall’Aci due anni fa da Pasquale Cialdini, un ingegnere del traffico che ha ricoperto e ricopre prestigiosi incarichi ministeriali. Certo, è una relazione lunghina. Ma credo valga la pena leggersela tutta. Per capire su che strade guidiamo e trarne le dovute conseguenze a livello di comportamento di guida. Io resto a vostra disposizione per commenti ed eventuali chiarimenti (è una relazione tecnica e qualche punto potrebbe essere di comprensione non immediata per i non addetti ai lavori).

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  • alexmrg |

    Prima di tutto una precisazione sulla relazione (comunque complessivamente condivisibile): le norme CNR degli anni ’70 prevedevano esplicitamente (ed opportunamente) la categoria delle strade a “destinazione particolare”, eventualità poi scomparsa dal DM 5 novembre 2001. Semmai, la scelta politica corretta sarebbe stata quella di ampliare tale categoria e non di eliminarla.
    Una prima osservazione di carattere strettamente legale. Pur cogenti, le norme citate non escludono la possibilità di variante: l’art. 3 del DM specifica con chiarezza le condizioni di ammissibilità di tale eventualità. Non solo: il cap. I delle norme non solo esclude esplicitamente dall’applicazione alcune tipologie di strade, ma recita (ultimo capoverso):
    “…rimane inoltre ai progettisti la possibilità di proporre soluzioni innovative rispetto alle seguenti norme…”
    richiamando l’art.13 del CdS che, opportunamente, prescrive letteralmente:
    “Le norme di cui al comma 1 sono aggiornate ogni tre anni”
    Dal momento che gli aggiornamenti sono stati insignificanti ed a cadenza ben maggiore, sembra assolutamente ovvio che gran parte delle incongruenze da molti poi rilevate derivano, più che da norme eccessivamente rigide, quanto meno dall’inerzia delle Amministrazioni, a cui va la responsabilità di una lunga serie di anomalie poi rilevate sulle nostre strade.
    Ora, sembra evidente, da quanto detto che risolvere i problemi dell’infrastruttura stradale (e per conseguenza della sicurezza della circolazione) significa prima di tutto aggiornare quelle norme (e soprattutto il CdS!) come già del resto prescritto. Un elenco motivato ed esauriente degli aggiornamenti necessari, sarebbe troppo lungo in questa sede ed in ogni caso riservato agli Enti istituzionalmente preposti (comprese le diverse Consulte per la sicurezza stradale).
    Comunque, ci saranno sicuramente ottime occasioni di riflessione per successivi post.

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