Degli infortuni sul lavoro si è scritto sin troppo in questi giorni a cavallo del primo maggio. Ma non si è scritto tutto. E si è dimenticata una casa importante: la metà degli incidenti accade su strada. Dunque, non è solo un problema di lavoratori in nero, impalcature improvvisate o caschetti non indossati. Ma anche di guidatori impreparati, strade malmesse e veicoli insicuri. Solo che di tutto questo non c’è traccia nemmeno nelle tante dichiarazioni dei politici, compreso il Presidente della Repubblica. Forse per dimenticanza. O forse per la consapevolezza che agire sulla preparazione dei guidatori, sulle condizioni delle strade e sulla sicurezza dei veicoli è molto più difficile che gettare la croce addosso a un imprenditore con pochi scrupoli. Quel che è certo è che nel mondo delle imprese si parla sempre più spesso degli incidenti stradali sul lavoro, proprio per il peso che hanno assunto sul totale.
Al resto degli italiani questo peso è stato invece ricordato proprio il 1° maggio dall’Associazione italiana familiari vittime della strada, che ha invocato maggiore attenzione sull’argomento. Solo che nel caso degli incidenti sul lavoro “classici” sarebbe sufficiente chiedere attenzione solo ai datori di lavoro e agli ispettori preposti a controllarli; quando di mezzo c’è la strada, i protagonisti si moltiplicano.
Per esempio, giusto pochi giorni dopo (il 4 maggio), alle porte di Bari l’autista di un camion ha rischiato di morire precipitando col suo mezzo da un cavalcavia autostradale: è finito sulla superstrada sottostante, di solito trafficatissima. Insomma, se non c’è stata una strage lo si deve a un miracolo. Sull’incidente sono ancora in corso rilievi e indagini, ma sembra che tra le concause del volo del camion ci sia anche l’insufficienza del guard-rail che proteggeva quel pezzo di autostrada. E non esistono norme precise che impongono di avere guard-rail efficienti: come “Il Sole-24 Ore” ha messo in evidenza sul Rapporto sicurezza stradale del 27 aprile, una barriera vecchia e inadeguata, se viene sfondata in un incidente, può essere rimpiazzata da un’altra assolutamente identica, perché l’obbligo di utilizzare modelli omologati secondo i criteri più recenti (adeguati alle caratteristiche strutturali e al maggior peso dei veicoli moderni) c’è solo per le strade costruite ex novo.
Facciamo un altro esempio. Confindustria servizi innovativi lamenta che molto raramente i laboratori a essa associati vengono interpellati dai tanti enti proprietari di strade per analizzarne la qualità degli asfalti; paradossalmente, queste analisi vengono invece chieste da alcune imprese per accertarsi della sicurezza del manto posato sui loro piazzali, dove i rischi d’incidente con veicoli sono di granlunga inferiori che in strada.