Chissà che cosa dirà Giovanni Castellucci stamattina alle 9,10 a Giovanni Minoli, che lo intervisterà su Radio24. L'amministratore delegato di Autostrade per l'Italia sarà probabilmente invitato a fornire chiarimenti sui rincari dei pedaggi scattati anche quest'anno e magari – sotto la pressione delle polemiche di questi giorni – passerà al contrattacco spiegando le buone ragioni del suo gruppo. Infatti, ieri anche il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, nel rispondere alle tante interrogazioni sul tema che gli sono piovute addosso da tutti gli schieramenti politici al question time della Camera, non ha potuto evitare di far capire che il sistema attuale non va ed è praticamente blindato a favore dei gestori delle autostrade. Dunque, non gli ha reso un buon servizio.
Il punto fondamentale emerso è l'opacità del sistema, che non a caso è finita pure sulla prima pagina del "Corriere della Sera" domenica scorsa ed è stata appena denunciata anche da Marco Ponti, professore universitario che il sistema lo ha visto molto da vicino, come membro del Nars (organismo tecnico del Cipe, da cui si dimise nel 2003 proprio per scontri sul trattamento da riservare ai gestori). Nemmeno i parlamentari possono vedere gli accordi negoziati tra Anas (per conto del ministero) e gestori, come se si trattasse di una questione di sicurezza nazionale o di commesse militari. A condire il tutto, la scoperta dei deputati del MoVimento 5 Stelle, che, pur telefonando da giorni agli uffici di Lupi, non riescono a vedere il provvedimento con cui sono state rincarate le tariffe (ma qui dovrebbe essere la tipica usanza italiana – nota a chiunque segua le sedute del Consiglio dei ministri – di annunciare una cosa e poi impiegare giorni e giorni per metterla in bella copia su carta, rispettando tutti i formalismi e magari inserendo qualche particolare inatteso).
In quest'opacità e scarso potere di contrattazione che sostanzialmente non ha negato, Lupi è stato però fermo nel dire che gli investimenti pattuiti coi gestori (in cambio dei rincari tariffari e degli allungamenti delle concessioni) si fanno davvero, perché c'è un apposito ufficio ministeriale che controlla. Abbiamo già descritto la distrazione del capo dell'ufficio e dello stesso Lupi di fronte ai guard-rail in cattive condizioni che il 28 luglio hanno ceduto all'urto col bus caduto dal viadotto Acqualonga (causando 40 morti). Ora aggiungiamo che Lupi dovrebbe dare chiarimenti anche su come funziona quell'ufficio, lo Svca (l'ex-Ivca dell'Anas).
Per esempio, dovrebbe mostrare quanti rilievi vengono messi per iscritto dai tecnici degli uffici territoriali Svca (che n'è uno a Bologna per il Nord e uno a Roma per il Centro-Sud) e quanti vengono poi fatti propri dall'ufficio centrale (Roma), che è poi quello che decide se contestarli formalmente o no ai gestori.
Poi dovrebbe spiegarci entro quanto tempo i ranghi degli ispettori Svca saranno ripristinati, dopo i licenziamenti dell'autunno 2012 per i tagli fatti in occasione del passaggio della struttura dall'Anas al ministero. Già, perché nel 2013 non si è riusciti a garantire le ispezioni richieste.
Infine, Lupi dovrebbe raccontarci come vengono fatte di solito le ispezioni. In particolare, dovrebbe dire se ci sono il tempo e i mezzi per consentire controlli approfonditi sui guard-rail. Per farli, bisogna avere non solo abbastanza uomini, ma anche la segnaletica e i poliziotti o gli ausiliari per chiudere temporaneamente le corsie adiacenti a queste barriere, consentendo un'ispezione efficace senza rischiare incidenti. Se invece emergesse che – come risulta a me - gli ispettori si limitano a passare accanto ai guard-rail con l'auto di servizio a 80 all'ora, Lupi dovrebbe rimangiarsi le certezze sui controlli Svca.