Ci sono giorni in cui il diavolo ci mette lo zampino. E oggi è stato uno di quelli: mentre il premier Paolo Gentiloni inaugurava la faraonica (e si spera totalmente funzionante tra qualche anno) stazione Alta velocità di Napoli Afragola magnificando l’ingegneria italiana come se non fosse la stessa che – amalgamandosi con scarsità di fondi e corruzione – ha prodotto crolli a ripetizione negli ultimi anni, arrivava notizia che ieri poche decine di chilometri più a est la Procura di Avellino ha sequestrato due cavalcavia dell’A16, il numero 20 ed il numero 22, compresi nel territorio di Sperone in località Santa e Campo di Pietra. In pratica, a marzo (dopo il crollo di un cavalcavia sull’A14 con due morti, per il quale l’ultima notizia è che sono stati sequestrati i telefonini di alcuni indagati), la Procura ha avviato ispezioni sul tratto di sua competenza che hanno portato a chiudere ai mezzi pesanti le due strutture, che ora sono state sequestrate perché il divieto veniva poco rispettato (tanto per cambiare, ci sono insediamenti produttivi che rimarrebbero isolati o quasi).
Cavalcavia dall’aspetto poco rassicurante ce ne sono in varie parti d’Italia e anche lungo le autostrade a pagamento, nonostante – a differenza delle strade statali – i soldi freschi per intervenire subito ci siano (ed è giusto spenderli anche quando i cavalcavia non sono di competenza del gestore autostradale, che poi a lavori finiti può rivalersi sull’ente responsabile). Uno degli ultimi casi è venuto in evidenza (grazie al tam tam tra la gente) sempre a marzo a Cotignola, lungo la diramazione dell’A14 per Ravenna, dove un mese dopo sono iniziati lavori di risistemazione.
Ora ci sono tre cose da capire (sempre in autostrada, perché sulla viabilità ordinaria i problemi sono più complessi):
- se la Procura di Avellino è stata l’unica a muoversi in Italia (magari perché da quasi quattro anni sta sostenendo l’accusa contro Autostrade per l’Italia per la morte di 40 persone precipitate da un viadotto anche a causa delle barriere di protezione);
- se l’aspetto poco rassicurante (cemento eroso che mette allo scoperto i ferri dell’armatura, che col tempo appaiono arrugginiti) si traduce davvero in problemi strutturali (e qui ci vogliono perizie serie e imparziali);
- se i cavalcavia su cui si è già intervenuti con operazioni di “maquillage” per ricoprire il ferro affiorato sono stati risolutivi.
Ma non basta ancora: ci sono cavalcavia dall’aspetto normale e addirittura migliore degli altri (perché risalgono a circa dieci anni fa appena) che celano pericoli perché costruiti male con appalti affidati male, a imprese in odor di malavita. Uno di questi è proprio vicino ai due sequestrati dalla Procura di Avellino: è quello di Tufino, costruito sotto la pressione dell’emergenza rifiuti in Campania per poter utilizzare la vicina discarica che stava diventando strategica. Lo ha denunciato anni fa un testimone di giustizia assieme ad altri problemi, ma finora non se ne è saputo nulla.