Gli incidenti del weekend -1 / Si fa presto a dire “ubriaco”

“Se chiami la Stradale, compri tutto il pacchetto”. Sta tutta nella battuta di un agente la spiegazione dei titoloni dei giornali che stamattina – come negli ultimi sei mesi – attribuiscono all’alcol praticamente tutti i gravi incidenti stradali. Infatti, negli anni più recenti la Polizia stradale è riuscita a dare attuazione su tutto il territorio nazionale all’obbligo di sottoporre in conducenti ad alcol-test “in ogni caso d’incidente”, imposto dal Codice della strada: chiunque chiami una pattuglia per far rilevare un sinistro – anche banale – viene controllato. Quindi, sono venute a galla tante conseguenze dell’uso di sostanze alcoliche, prima attribuite genericamente a “perdita di controllo del veicolo”. Così, è diventato necessario distinguere tra i tantissimi distinti signori (e signore) che si beccano un processo penale per guida in stato di ebbrezza semplicemente per aver bevuto due bicchieri di vino al ristorante e i pochi sconsiderati che (prevalentemente nel weekend) s’imbottiscono di alcol (e spesso anche di droga). In mezzo a queste due categorie, ci sono quelli che assumono alcol fuori pasto: come riporta la relazione del ministro della Salute sui problemi alcol-correlati presentata l’altro giorno al Parlamento, sono sempre di più perché sta proliferando (dapprima tra i giovani, ora anche tra gli adulti) la moda di vedersi per bere (“happy hour” e affini).

La distinzione non serve tanto a marcare le conseguenze tra i due casi: l’alcol rallenta sempre i riflessi (anche quando è presente in quantità inferiore ai limiti consentiti), per cui è sempre bene evitarlo del tutto prima di guidare e prima o poi si arriverà a vietarlo totalmente (è già così da tempo in alcuni Paesi dell’Est e da pochi mesi anche per i neopatentati tedeschi). Distinguere tra chi beve “soltanto” e gli ubriachi fradici aiuta piuttosto a capire che non esiste un solo rimedio valido per tutti.
Per i “distinti signori”, probabilmente è sufficiente aumentare i controlli: sono persone che non si sono mai poste il problema delle conseguenze dell’aperitivo alcolico o del bicchiere bevuto a tavola probabilmente perché non gli è mai capitato di avere a che fare con un posto di blocco (statisticamente, l’Asaps ha calcolato che ogni italiano “incontra” un etilometro una volta ogni 175 anni…) e non hanno nemmeno idea che la guida in stato di ebbrezza è sempre un reato penale che – oltre alla multa di almeno 270 euro, alla sospensione della patente e alla perdita di 10 punti – comporta di finire davanti al giudice, nominare un avvocato ed essere sottoposti a visita per verificare se sussistono i requisiti di etilismo cronico che portano alla revoca della patente. Di fronte alla concreta possibilità di incappare in tutto questo, una persona normale probabilmente si terrebbe ben alla larga persino dai cioccolatini al liquore e quindi non servirebbe l’inasprimento delle sanzioni che molti chiedono.
Per gli ubriachi fradici, invece, il problema è più complesso. Spesso sono persone con problemi seri: statistiche ufficiose che circolano all’interno della Polizia dicono che ormai nel 10% dei casi li trovano anche in preda a cocktail di cocaina e cannabis, segno che si eccitano con alcol e polvere bianca in modo tanto esagerato che poi hanno bisogno di “farsi una canna” per calmarsi. Dunque, gente che non si spaventa di fronte ai controlli né tanto meno alle sanzioni. Bisogna curarli. E, se non ci si riesce, marcarli stretti all’uscita dai locali per evitare che guidino, in attesa che finalmente la Ue (che ha la competenza a legiferare sulle caratteristiche dei veicoli) imponga di montare di serie un etilometro nel quale è necessario soffiare, altrimenti il motore non si avvia. In terza battuta, dovrebbero essere fermati da controlli capillari su strada.
Per chi beve sempre più fuori pasto, credo che anche per loro ci vogliano più controlli, ma va aggiunta un’azione verso i produttori di bevande alcoliche e i gestori di locali: se la moda delle “happy hour” va diffondendosi, molto si deve alla pubblicità.