Sui giornali di stamattina c’è scritto già troppo sulla vicenda del comandante dei vigili di Roma che ha perso il posto perché sorpreso da “Il Messaggero” in divieto di sosta in pieno centro esponendo abusivamente un pass per disabili: dalla sua difesa (“ho solo parcheggiato in divieto, il pass era rimasto esposto perché la mia compagna poco prima aveva usato l’auto per trasportare la sua madre 86enne”) al sospetto che lo scoop del quotidiano romano sia in realtà frutto della segnalazione di qualcuno (forse uno stesso vigile) che “voleva male” al comandante.
Sia la difesa sia il sospetto sono plausibili (per esperienza diretta, so che che da anni nella Polizia municipale di Roma le beghe interne non mancano di certo). Così com’è giustificata l’indignazione pubblica per un comandante che commette infrazioni da Prima Repubblica.
Io invece voglio attirare la vostra attenzione su tre punti che nessuno ha toccato.
– Perché lasciare il pass in bella mostra? Certo, è una distrazione comune a molti (lo si fa anche con la schedina del “gratta e sosta”). Ma un professionista della sicurezza stradale – quale dovrebbe essere un comandante dei vigili – non può non sapere che qualsiasi cosa venga lasciata sulla parte superiore della plancia può causare riflessi sul parabrezza e quindi va tolta prima di mettere l’auto in movimento. Tanto più su vetture basse e con parabrezza inclinato come l’Alfa Brera del comandante (a proposito: per la povera signora 86enne non dev’essere tanto comodo andare in giro per la città con un’auto del genere…).
– Non è stato chiarito quali siano le reali conseguenze della revoca dell’incarico al comandante: perderà il posto di lavoro (quindi senza stipendio) oppure solo la mansione (rimanendo dirigente del Comune di Roma, trasferito ad altro ufficio che “non dia nell’occhio”)? Tra le due ipotesi c’è una bella differenza.
– Di certo l’episodio ci spinge a chiederci ancora una volta “chi controlla i controllori”. Per quel che ho visto direttamente, è un universo molto varietato. Molti di loro commettono fior d’infrazioni, in servizio e fuori servizio. Ma alcuni mantengono una serietà di fondo e pagano le multe senza battere coglio. Anzi, se le conservano in un cassetto della scrivania, pronti a tirar fuori le ricevute quando qualcuno chiede loro favori (“Io pago persino le multe che prendo personalmente, figurarsi se posso cancellare la tua”) o li accusa di non rispettare la legge (“Non nego di aver sbagliato, ma ho anche pagato”). E qualcuno arriva anche all’assurdo di metter mano al portafogli per multe altrui: quando la richiesta di favore arriva da uno cui non si può dire di no ma non si vogliono commettere illeciti, è l’unico (costoso) modo per cavarsela.