Ancora un altro esempio di leggi che non bastano se noi tutti non cambiamo i nostri comportamenti personali. Per farlo, torniamo un attimo sui rincari delle revisioni. Nei mesi scorsi vi avevo scritto che sarebbero stati un primo passo per cercare di contrastare le “revisioni facili” e che erano giustificati dagli investimenti imposti agli operatori dalle norme degli ultimi anni. Ricevo ora una relazione fatta dall’amico Raffaele Caracciolo, responsabile auto dell’associazione di consumatori Adiconsum, tra le più critiche sui rincari. Ve la allego sotto.
In sostanza, Caracciolo riconduce il problema all’eccessivo numero di centri di revisione autorizzati, tanto da proporne una “rottamazione”: dieci anni fa si stimò che ne bastassero 2.500, ora sono il doppio e non possono che fare business cercando di attirare sempre più clienti, cosa possibile solo “vendendo indulgenze” perché – come scrivo da sempre – a pochi interessa la sicurezza del proprio veicolo (la revisione è vista solo come un adempimento burocratico da assolvere). Io puntualizzo che non pochi centri sono in realtà nati per lavorare in perdita, perché creati da concessionari per offrire ulteriori servizi alla propria clientela e quindi si giustificano nell’economia dell’intera azienda. Al netto di questo, il problema dell’eccessivo numero di centri esiste. Ma io penso che le revisioni poco serie ci sarebbero anche se i centri fossero di meno: quando il gioco della concorrenza avviene su un cliente poco interessato alla sicurezza, per avere successo tutti devono “vendere indugenze”.
Secondo me, l’unico modo per invertire la tendenza sia aprire tante indagini giudiziarie, cosa che consente di tenere sotto controllo di nascosto i centri e creare deterrenza: mettersi a rifare le revisioni su veicoli appena usciti è invece di dubbia praticabilità giuridica e, soprattutto, poco utile dal punto di vista pratico (l’operatore viene subito a sapere che ha la Motorizzazione appostata fuori e si regola di conseguenza). Certo, è dispendioso. Ma è l’unico modo.
Vediamoci chiaro sul costo delle revisioni
Siamo stati sommersi dagli alti lai di molti artigiani sulla nostra posizione di protesta per l’aumento proposto, ed ora entrato in vigore, del costo della revisione, e per essere più precisi della remunerazione dei centri privati concessionari della Direzione Trasporti Terrestri del Ministero dei Trasporti (Motorizzazione per capirci).
Siamo cattivi? Nemici degli artigiani? NO. Solo stanchi di vedere come i nodi delle attività “imprenditoriali” si sciolgono sempre a spese del consumatore. Insomma di chi pensa di poter lavorare a piè di lista, tanto il conto lo paga sempre Pantalone.
È certo che esiste un disagio per i circa 5400 centri di revisione, che furono incoraggiati a suo tempo a buttarsi sul nuovo business, puntando sulla disponibilità del consumatore a pagare un po’ di più per avere un miglior servizio, e soprattutto meno defatiganti attese sui piazzali degli uffici della Motorizzazione.
Ma questo è il punto; quando fu disposta la concessione, vennero stimati necessari circa 2500 centri, pensando che si sarebbe fatto fatica a raggiungerli; invece, troppa grazia Sant’Antonio! Pur senza nessun controllo sui costi delle attrezzature e dei servizi di manutenzione ed aggiornamento, i centri raggiunsero assai rapidamente la cifra di oggi.
Ragionando in termini di business, la revisione è un’attività industriale basata su costi fissi, cioè invariabili sia ce si faccia 1 revisione all’anno o che la linea sia satura; quindi è il volume che determina il profitto, fissato il ricavo unitario.
Facciamo allora un po’ di conti:
·Le revisioni di autoveicoli sono circa 12.600.000 all’anno, ai quali si aggiungono circa 1.500.000 tra motoveicoli e motorini.
·La capacità produttiva di una linea di revisione è di circa 3.700 revisioni revisioni/anno rispettando il capitolato della motorizzazione
·Quindi la capacità produttiva globale è oggi di circa 20.000.000 revisioni
·Il potenziale medio per ogni centro attivo è di 2.300 revisioni/anno; è evidente che qualcosa come l’89% dei centri lavorava al di sotto del punto di pareggio:
oIl punto di pareggio di una linea era a 3.000 revisioni circa, ed adesso si è portato a 1.700 circa, comunque intorno al 78% del potenziale medio di revisioni per linea.
oSecondo i dati del Ministero al 31/12/2005, la situazione delle revisioni medie per centro nelle varie province era la seguente:
classe |
% centri attivi |
Ø3.000 |
12% |
2.000-2.999 |
64% |
1.000-1999 |
25% |
Massima quantità di revisioni per centro a Pistoia (4.555 per 14 centri) e la minima a Como ( 1078 per 121 centri)
Per i costruttori di apparecchiature fu facile indurre tanti artigiani a correre per attrezzarsi, dimostrando che l’investimento su di una linea avrebbe generato, a capacità satura dal primo anno un ritorno del 35% sull’investimento iniziale, altro che BOT!
E complessivamente sono stati investiti qualcosa come 380 Milioni di € che ne generano almeno 38 Milioni all’anno a titolo di manutenzione, aggiornamento ecc.
E allora? Il forte aumento del prezzo è un ennesimo balzello per i Consumatori, e NON risolve i problemi della maggior parte degli Operatori attuali, per il 64% poco sopra il punto di pareggio, con un 15% che comunque non riusciranno ad andare oltre il punto di pareggio, nella migliore delle ipotesi.
Allora? A quando la prossima richiesta? Un ulteriore aumento che porti il punto di pareggio a 700 revisioni ( basterebbero € 110,00)? E perché non a 350 (che volete che siano € 220,00 per uno che ha la macchina?). o magari portiamo la revisione a cadenza annuale?
NON esiste un problema di “fair price” ma esiste un problema di sovraccapacità, che per una volta NON è responsabilità diretta dell’Amministrazione, ma della mancata capacità di business planning delle PMI, che NON sono state aiutate dalle loro confederazioni; e questo ci stupisce anche perché le dimensioni della domanda, provincia per provincia sono determinabili con certezza.
Diventa quindi evidente la tentazione di chi lavora sotto capacità, e quindi fa fatica a far tornare i conti, di prendere scorciatoie e trasformare la revisione, da cosa seria ed utile per la società, in un puro adempimento formale.. cioè una tassa a carico dei consumatori pro sistema officine.
Occorre lavorare perché i troppi furbi non danneggino gli operatori seri, e gestire le concessioni su basi che garantiscano efficaci controlli ed un potenziale di lavoro adeguato.
Che sia arrivato il momento della rottamazione delle linee di revisione?
Roma 26 ottobre 2007