Gli effetti della crisi/1 – Auto più sicure per tutti (forse)

Tra le notizie che rimbalzano in questi giorni dal Salone di Detroit, ce n'é una importante, anche se sui giornali italiani è stata oscurata dalle polemiche su Termini Imerese: anche la Volkswagen - dopo Ford e altri big - si butta sulla filosofia "one world", che sostanzialmente prevede di sviluppare modelli pensati già all'inizio per essere venduti ovunque nel mondo. Un modo per risparmiare: i pianali (una delle cose più difficili da progettare e costose di un'auto, ma fondamentali per la sicurezza) restano uguali, il resto si può in qualche misura personalizzare per stare più aderenti alle esigenze dei singoli mercati.

Un segno dei tempi che cambiano precipitosamente causa crisi: finora ai costruttori stava bene uno schema più frazionato, che li metteva al riparo dalla concorrenza estera. Era uno dei motivi principali per il quale i requisiti di omologazione di un Paese sono diversi da quelli di un altro (c'è omogeneità solo nella Ue): barriere doganali improprie che ora sembrano non servire più a chi ne ha beneficiato. Ma forse ne trarremo vantaggio noi sotto il profilo della sicurezza.

Infatti, tra le tante differenze normative più o meno immotivate dal punto di vista tecnico, ci sono i crash-test più completi (si fanno anche sul tamponamento) imposti dagli Usa rispetto all'Europa. Quindi, i pianali del futuro potrebbero essere concepiti fin dall'inizio per andare bene anche negli Usa, mentre oggi chi vuole sbarcare sul mercato americano con modelli già esistenti apporta modifiche ad hoc. Non è detto che non si continui a fare così, ma in un contesto "one world" potrebbe venire più facile non fare differenze.

Attenzione, comunque: l'esperienza insegna che i risultati dei crash-test possono essere influenzati – a parità di pianale – dal numero di airbag. E magari lo stesso modello potrebbe essere più dotato dove i requisiti sono più severi. Magari potrebbe avere anche airbag posteriori (tipo Toyota iQ) per resistere meglio alla prova-tamponamento senza ricorrere a rinforzi strutturali sul posteriore.

Infine, bisognerà vedere se per i costruttori resterà la convenienza di produrre in Paesi meno avanzati vecchi modelli dai costi ampiamente ammortizzati (mi viene in mente la Uno), improponibili da noi proprio perché non supererebbero i crash-test di omologazione.