Un affezionato lettore si è preso la briga di recuperare l’inchiesta su garanzie e qualità delle auto usate che condussi in giro per l’Italia per Quattroruote dieci anni fa, con il collega-mastino Riccardo Celi. Il lettore mi chiedeva di replicare quell’inchiesta e ha ragione: all’epoca la garanzia “europea” (direttiva 99/44) era entrata in vigore da meno di un anno (marzo 2002) e la sua applicazione era ancora molto zoppicante. Che ne è adesso, con un quadro normativo e giurisprudenziale arricchito e consolidato che consentirebbe di tutelare abbastanza il cliente, ma che deve fare a pugni con la crisi che ha già fatto chiudere migliaia di autosaloni e altri ancora ne minaccia?
Rispondere è difficile: l’ideale sarebbe poter fare un’inchiesta uguale, con gli stessi mezzi e la stessa libertà sostanziale che avemmo allora. Scordatevelo: la crisi colpisce anche l’editoria. Però un paio di idee è possibile farsele.
Qualcosa è cambiato in meglio dal 2007, cioè da quando l’Antitrust può punire i venditori per pratiche commerciali scorrette (cioè quando inducono i clienti a fare un acquisto che non avrebbero fatto se fossero stati adeguatamente informati). Ottenere giustizia dall’Antitrust non è possibile, perché per costringere un venditore recalcitrante a rimediare occorre sempre intraprendere la via impervia del fargli causa; ma l’Antitrust può comminare multe (e in effetti non si è fatta pregare per comminarne) che possono fare da deterrente.
Così può finalmente farsi strada l’idea che nascondere al cliente le magagne di un’auto usata non conviene: la garanzia europea si basa sul concetto di conformità, per cui se ti vendono a quattro soldi un catorcio descrivendolo come tale non potrai lamentarti, in quanto era conforme a come te lo avevano descritto e adeguato a quanto lo avevi pagato. Esempi di applicazione non ne mancano.
La punta di diamante è il programma Auto Protetta, messo a punto da Raffaele Caracciolo (un manager di lungo corso anche come difensore dei consumatori) e sperimentato sinora con successo di vendite da una concessionaria Volkswagen delle sue parti, la Bertolucci di Massarosa (Lucca). Auto Protetta si basa proprio su una descrizione certosina delle condizioni dell’auto, cui si aggiunge la sua parte rivoluzionaria: il calcolo dell’aspettativa di durata residua delle varie componenti del mezzo prima che si rompano (è il concetto di Mtbf, cioè di tempo medio prima di una rottura, noto anche in altri settori di consumo, come l’elettronica). Così quello che si rompe prima rientra in garanzia, il resto no.
Inutile nascondere che stiamo però parlando di ciò che per ora è un’utopia: le stangate dell’Antitrust e la prospettiva di guadagnare di più sulle vendite dell’usato grazie alla trasparenza non sono ancora convincenti per la maggioranza degli operatori. Lo dimostra, fra tutti, il fatto che si tende ancora a nascondere l’origine vera delle (tante) auto che arrivano sul mercato dell’usato dalle flotte degli autonoleggi. Dieci anni fa lo avevamo documentato presso venditori minori, uno dei quali operava su un terreno incolto vicino a Pomigliano d’Arco (Napoli) avendo un camper come ufficio.
Oggi a un lettore è capitata la stessa cosa da una concessionaria ufficiale, la milanese Fenudi, della Renault. C’era un’allettante Scenic X-mode presentata come aziendale con tanto di carta di circolazione intestata a Renault Italia, per cui la decisione di acquistarla è stata rapida. Dopo la consegna, nell’abitacolo (evidentemente “ripulito” in modo maldestro dalla concessionaria) saltavano fuori carte e materiali che riconducevano all’autonoleggio Avis. Nulla di strano e nemmeno di illecito, di per sé: molte case automobilistiche cedono ai grandi noleggiatori vetture anche a loro stesse intestate (tra cui le km zero, targate per smuovere vendite a dir poco stagnanti) e se le riprendono una volta che il noleggiatore le ha dismesse. Oppure l’intestazione avviene a nome del noleggiatore, ma poi si provvede a “smacchiare” la carta di circolazione quando l’auto viene ripresa dal costruttore: basta denunciarne lo smarrimento e farla ristampare, ne uscirà senza le indicazioni degli intestatari precedenti. Quindi, per evitare fregature, si è costretti a guardare anche il certificato di proprietà (che però riporta solo il numero dei precedenti intestatari, mentre se si vuol sapere tutto occorre chiedere a proprie spese un certificato cronologico al Pra).
In ogni caso, l’operazione di riprendersi i veicoli dopo un periodo pattuito si chiama buy back e comporta che poi la casa rivenda queste auto attraverso la propria rete. Ecco come quella Scenic è finita alla Fenudi. Dove però non hanno trovato di meglio che mentire sull’origine dell’auto, evidentemente sapendo che molti clienti hanno un timore per le ex-noleggio. Invece che convincere il cliente che anche queste vetture sono ampiamente affidabili (specie se rivendute dalla rete ufficiale e provenienti da noleggiatori a breve termine come appunto Avis), hanno trovato più facile e fattibile ingannarlo. Ma l’inganno costa: basta che il cliente denunci tutto all’Antitrust. Come ha fatto qualche giorno fa il lettore che ha comprato la Scenic.
Per legge, il problema è tutto del venditore. E infatti la Renault Italia ha risposto alla protesta del cliente chiamandosi fuori. Ma non sarebbe meglio prendere qualche “provvedimento disciplinare” nei confronti di chi sgarra? Altrimenti l’inganno continuerà ad essere la scelta più praticata.
AGGIORNAMENTO DEL 4 MARZO 2013
La pratica della “smacchiatura” delle carte di circolazione è molto nota tra gli addetti ai lavori. Anche a quelli della Motorizzazione, che peraltro sarebbero interessatissimi a stroncarla: oggi l’unico modo per evitare di incappare in un documento “smacchiato” è rivolgersi ai loro rivali del Pra. Però alla Motorizzazione non hanno trovato alcun appiglio giuridico per affrontare il problema. Per esempio, una nota di un anno fa della Motorizzazione di Torino (città sensibile, perché al centro di tanti commerci di veicoli) ribadisce al personale che non bisogna farsi problemi quando su una carta di circolazione mancano pecette relative a passaggi di proprietà precedenti, almeno se sono operazioni avvenute all’insaputa dell’attuale intestatario del veicolo (
Scarica CI72012).
E allora l’unica speranza è che entri in vigore presto la ristampa obbligatoria delle carte di circolazione in caso di aggiornamento. Lo prevede da quasi tre anni la riforma del Codice della strada…