Ora lo possiamo dire forte: alla politica non frega nulla di inasprire le sanzioni per cui usa il telefonino mentre guida. Fino a un paio di mesi fa, potevamo solo sospettarlo, ma non avevamo la controprova: fra i non tanti provvedimenti licenziati da questa maggioranza di governo, uno solo riguardava la sicurezza stradale ed era su un aspetto marginale come l’obbligo di avere seggiolini per bambini con dispositivo antiabbandono. Si poteva quindi dire che si doveva ancora trovare il tempo per occuparsi seriamente di sicurezza stradale, tanto più dopo il crollo del Ponte Morandi che aveva sbattuto in faccia a tutti un’urgenza prioritaria.
Ora, invece, il tempo si è trovato. E pure la volontà politica di inserire modifiche al Codice della strada in decreti legge come quello sulla sicurezza (intesa soprattutto come ordine pubblico e contrasto all’immigrazione) e addirittura nel decreto fiscale e nella legge di Bilancio. Così ora sono legge la stretta sui furbetti della targa estera (anche se scritta male), il giro di vite contro chi circola senza assicurazione Rc auto, il libero accesso alle Ztl per i veicoli elettrici e ibridi (c’era bisogno di ribadire per legge quella che è già una prassi diffusissima?) e la legalizzazione in via sperimentale dell’uso stradale di hoverboard, segway e monopattini (quanti ne hanno comprati senza sapere che sono vietati? e si riuscirà a trovare una modalità d’uso sicura su strade e marciapiedi stretti e affollati di maleducati come quelli italiani?).
Dunque, quasi un’infornata di novità. Da cui manca la sospensione immediata della patente per chi guida col telefonino in mano. E dire che modificare l’articolo 173 del Codice sarebbe stato semplicissimo e senza controindicazioni apparenti.
Siamo quindi autorizzati a sospettare che una controindicazione ci sia e che sia rimasta ben nascosta dietro un muro fatto dalle solite dichiarazioni di buona volontà: una stretta di questo tipo colpirebbe moltissimi, forse anche gli stessi che l’avrebbero proposta e votata. E farebbe male, tanto da far rischiare di perdere voti alle prossime elezioni. No, meglio continuare a perdere vite, a bruciarle sull’altare della distrazione multimediale.
D’altra parte, nella scorsa legislatura non era andata meglio, con annunci tanto ripetuti da sfociare in fake news sull’entrata in vigore della stretta. Segno che lo smartphone è uno dei pochi punti d’incontro fra il “governo del cambiamento” e il sistema di “poteri forti” che spadroneggiava fino alle ultime elezioni.