Stanotte ci è scappato il morto e quindi stamattina se ne parla. Ma il pericolo di trovare un animale dove meno ce lo si aspetta, cioè in autostrada, non è affatto raro. E questi sono i giorni peggiori: col freddo e la neve, molti animali scendono in pianura a cercare cibo, per cui arrivano anche sulle principali autostrade padane come è successo stanotte sull’A1. I gestori, però, potrebbero fare qualcosa per prevenire. Proprio sull’A1, invece, sembra di capire che ci si limiti a prendere atto del fenomeno.
Infatti, sono almeno tre anni che da Parma a Bologna quell’autostrada è disseminata di segnali di “pericolo attraversamento animali”. E la cosa prosegue da Bologna a Forlì, scendendo lungo la A14. Sono tratti sotto la competenza della direzione di tronco di Bologna, che inizia proprio a Parma (il tratto lodigiano, su cui è accaduto l’incidente mortale di stanotte, fa invece capo a quella di Milano). Possibile che in tanti anni questa direzione abbia scelto di non adeguare le recinzioni, che in autostrada sono obbligatorie? E il problema tocca tutto il tracciato dell’A1, come pare suggerire l’incidente di stanotte (per cui la segnaletica indicherebbe solo la scelta di una singola direzione per diminuire i problemi legali)?
Domande che avevo posto ad Autostrade per l’Italia a fine settembre. In mancanza di risposte, cerchiamo di fare un breve ragionamento.
Riparare le reti e montarne di più alte è una soluzione, anche economica. In casi come quello di stanotte, però, non sarebbe bastato: l’incidente è stato provocato da un branco di cinghiali. Animali che non sono certo dei saltatori, ma sono molto intelligenti. Tanto da capire che possono passare scavando sotto la rete. E questo è ciò che hanno fatto stanotte, stando ai primi sopralluoghi.
Dunque, per avere la massima sicurezza anche contro i cinghiali, occorre anche annegare bene in profondità la rete nel terreno o costruire una sorta di base di cemento. Soluzione costosa e probabilmente non agevole dal punto di vista autorizzativo.
Qualcosa occorre comunque fare. Anche perché ultimamente la Cassazione non è tenera nei confronti dei gestori nei casi in cui gli animali arrivino sulle carreggiate, nemmeno se si dimostra che la rete di recinzione è integra.
Certo, poi occorre pure che venga tenuto sotto controllo il numero dei cinghiali, cresciuto molto negli ultimi anni. Ma qui entreremmo in polemiche politiche che scatenano discussioni molto accese e partigiane, meglio lasciarle ad altri.
Piuttosto, chiudiamo dicendo che invece – secondo l’esperienza degli operatori – sono diminuiti gli abbandoni degli animali domestici in autostrada, tipici degli esodi estivi: le varie campagne e il diffondersi dell’animalismo hanno “funzionato”.