E-bike, boom di vendite, prestazioni e incidenti. Ora è allarme

Nuovi modelli belli e potenti, mercato che promette bene. Spesso i resoconti dei saloni dell’auto e della moto sono improntati a questi concetti, ripresi dalle dichiarazioni dei manager e dai comunicati stampa delle aziende. L’Eicma 2018 di Milano non fa eccezione, soprattutto per le e-bike. Colpiscono in particolar modo le potenze di queste bici elettriche: anche 1.000 watt. Ma il Codice della strada (articolo 50, comma 1) non dice che i motori della bici a pedalata assistita possono avere al massimo 250 watt?

La questione è delicatissima, soprattutto se pensiamo che queste bici non sono più solo un fenomeno di nicchia: l’anno scorso le loro vendite sono salite del 19% e ci sono validi motivi per sospettare che di pari passo siano aumentati gli incidenti. Non solo perché è sempre così quando un fenomeno diventa di massa, ma anche perché l’Osservatorio per l’educazione alla sicurezza stradale dell’Emilia-Romagna rileva che nell’area metropolitana di Bologna i ciclisti lo scorso febbraio erano il 7% dei pazienti passati dal pronto soccorso e a luglio erano saliti al 21,7%.

Solo l’effetto del bel tempo? Non pare: molti ciclisti curati negli ospedali bolognesi erano in età avanzata, quindi tra i clienti che apprezzano le bici a pedalata assistita (anche perché non di rado non hanno più l’idoneità per mantenere la patente). In Puglia, invece, a leggere la stampa locale pare che il problema sia soprattutto legato ai giovani (rispetto ai motorini si risparmia, soprattutto perché l’assicurazione non è obbligatoria) e ai pregiudicati (nemmeno loro possono avere la patente, se commettono reati per resi possibili o facilitati dai veicoli).

Sappiamo da anni che è facilissimo manomettere le bici a pedalata assistita in modo che il loro motore funzioni anche a velocità superiori ai 25 km/h stabiliti dal Codice o eroghi più di 250 w. Ma adesso si aggiunge un problema: un nuovo regolamento europeo che consente anche di arrivare proprio a 1.000 w. Di fronte a questo, l’Italia deve prendere una posizione: continuare a considerare biciclette solo gli esemplari fino a 250 w classificando gli altri come ciclomotori (come sembra ragionevole, perché c’è obbligo di patentino, assicurazione e casco) o dare il “liberi tutti” fino ai 1.000 w? O trovare una soluzione intermedia?

Può deciderlo solo il Parlamento. Che finora in questa legislatura è riuscito a partorire solo l’obbligo di seggiolini antiabbandono per bimbi e non ha ancora messo in agenda la questione. Nel frattempo, le forze dell’ordine non sanno cosa fare e i clienti acquistano prodotti di cui non si conosce il futuro. Speriamo almeno che si rendano conto che non sono bici qualsiasi e vanno guidate con prudenza.

  • arthemis |

    L’equivalenza con i ciclomotori dovrebbe avvenire a parità di prestazioni: se sopra i 250W una bicicletta si comporta come un motorino, in termini di velocità e rischi (e quindi di obblighi), perché trattarla diversamente?
    La proposta EU sui 1000 W contempla anche una modifica delle regole per i ciclomotori a combustione interna?

    Intanto che ci sono, potrebbero definire anche il limite per i mezzi elettrici relativamente ad autostrade e extraurbane principali, a quanto mi risulta non hanno ancora definito l’equivalenza tra centimetri cubici e kW.

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