Gli Adas servono? Solo quelli di base, altrimenti il guidatore si distrae

Finalmente qualcuno lo dice chiaro: le tanto celebrate auto che possono gestire in automatico non solo il freno e l’acceleratore ma anche lo sterzo non sono mica tanto sicure quanto chi le produce vorrebbe far credere. L’ho sentito dire ieri a Milano, al convegno sui neopatentati promosso dall’Unasca da Carlo Polidori, presidente dell’Aipss (Associazione italiana professionisti per la sicurezza stradale).

Polidori ha anche scritto un’analisi completa e dà voce ai dubbi che vengono a chiunque ne sappia un pochino e abbia voglia di riflettere, di mettere assieme notizie che vagano nell’indistinto mondo delle veline di giornata. Stiamo parlando di auto che hanno sistemi di assistenza alla guida (Adas) in grado di portarle sul livello 2 e sul livello 3 della classificazione ufficiale Sae dei veicoli a guida autonoma: in alcune condizioni (prevalentemente in autostrada) possono mantenere la distanza da chi precede e tenere la vettura in traiettoria, dando al conducente l’illusione di fare tutto da sole. Come se fossero già quelle di livello 4 di livello 5, che però richiederanno ancora rispettivamente anni e decenni per essere in vendita per uso generalizzato. Per tacere delle difficoltà di leggere situazioni già complesse come quelle relative a lavori in corso, in una realtà ancor più complessa e “trasandata” come quella italiana.

La sensazione che dà uno sterzo che non dipenda esclusivamente dalle nostre mani è troppo bella per farsi scrupoli legati alla sicurezza: ci sentiamo finalmente liberi di distrarci come le auto più tradizionali non consentono, di usare i nostri smartphone e sistemi multimediali di bordo che le case automobilistiche ci propongono come allettanti diversivi per farsi passare il tempo fra lo stress del traffico e la noia da limiti di velocità e Tutor. E chissenefrega se i libretti di uso e manutenzione ricordano chiaramente che il guidatore deve essere pronto in ogni momento a riprendere immediatamente il pieno controllo del veicolo: l’unico vero deterrente è il cicalino che suona per farci riprendere il volante in mano.

Ma il cicalino lascia comunque il tempo per qualche distrazione e lo spazio per tenere il volante quasi per finta. Così, se si presenta una situazione di pericolo, non siamo pronti a reagire. Già da sempre raccomandiamo di tenere la distanza di sicurezza, perché in quel secondo scarso che normalmente ci serve per avvistare un pericolo e reagire la nostra auto percorre decine di metri. Se l’efficienza dei nostri Adas ci consegna alla distrazione di smartphone e sistemi multimediali, quel secondo diventa molto di più e le decine di metri diventano centinaia.

Succede in tanti casi, che cronache e sermoni sulla sicurezza presentano con la generica e noiosa etichetta della distrazione alla guida. Neutralizzata dalla pubblicità delle case automobilistiche (evidentemente l’innovazione tecnologica fa vendere, nonostante si viva in una società sempre più di anziani) e all’ignavia dei media, che anche di quella pubblicità campano.

Solo quando un incidente del genere accade a una Tesla la cosa fa notizia e solleva clamore. Così nessuno è messo in grado di rifletterci come si deve: si pensa che sia colpa delle Tesla invece che dell’inadeguatezza del guidatore, il quale al limite a volte può avere la sola attenuante della noia di un lungo viaggio con strada sgombra e Tutor attivo per sorvegliare su limiti di velocità che in quel deserto appaiono insensati. Non si pensa che il mondo cambia di continuo e che la sicurezza stradale non fa eccezione, per cui gli elogi della lentezza e dei controlli di velocità oggi vanno un po’ rettificati alla luce del fatto che nel frattempo la tecnologia ci ha messo in mano strumenti di distrazione tanto micidiali quanto attraenti quando andiamo piano e la guida si fa noiosa. Certo, limiti ce ne vogliono, se non altro perché la quasi totalità dei guidatori non sa gestire la velocità, ma se si pensa di centrare gli obiettivi europei di dimezzamento continuo dei morti solo abbassando la velocità come fanno in Francia siamo fuori strada.

Alla luce di questo, andrebbe preso con cautela il generale entusiasmo per le nuove regole europee che nei prossimi anni imporranno di serie molti Adas e le fughe in avanti di qualche assicurazione che ha introdotto o sta per introdurre sconti a chi acquista una vettura con Adas: questi dispositivi non hanno rilevanti controindicazioni solo nel livello zero e nel livello 1, dove fungono da allarme e da aiuto, costringendo comunque il guidatore a stare più attento che con i livelli superiori.

  • Mercedes Rossi |

    Verissimo un errore di calibrazione o ri-calibrazione può creare più danni che benefici la difficoltà maggiore è trovare installatori qualificati in Italia. Gli autoriparatori ancora non hanno preso sul serio queste tecnologie…la prospettiva sarà comunque quella di una rete di specializzati su ADAS, alcuni network di riparazione cristalli stanno dotandosi di attrezzature per telecamere e radar. Conosco centri che calibrano anche per concessionari ed officine arrivando a gestire 100 calibrazioni mese. Si veda ad esempio http://www.adasmobile.it

  • Maurizio Caprino |

    Sì, è una soluzione, ma anche qui bisogna stare attenti. In particolare a come viene montato: su auto che sono già dotate di Adas di serie si stima che quando si cambia il parabrezza un errore millimetrico nel montaggio del pezzo nuovo può portare a un errore di centimetri o metri da parte della telecamera nella stima della distanza dall’ostacolo.

  • Mercedes Rossi |

    Mobileye offre una soluzione ADAS di base che si può installare su tutte le auto usate anche in Italia. Il dispositivo aftermarket attiva allarmi e funge da aiuto in caso di pericolo proprio come descritto nell’articolo. ACI e SARA Assicurazioni hanno riconosciuto la validità del dispositivo e lo propongono dietro il pagamento un canone mensile (19 euro) assieme ad uno sconto del 20% sulla polizza RC Auto. Non serve acquistare una nuova auto per essere più sicuri alla guida.

  • cercaofficina |

    Articolo davvero interessante e che fa sicuramente riflettere! Per auto sempre più tecnologiche e “sicure” non c’è forse abbastanza coscienza negli automobilisti per sfruttare al meglio i nuovi sistemi di assistenza alla guida, che, uniti al rispetto del Codice della Strada e ad un comportamento alla guida consapevole, porterebbero vantaggi significativi per la sicurezza.

  • Paoblog |

    mi vien da dire che gli aiuti intelligenti servono più a quei guidatori che sono già intelligenti per conto loro e che sapranno farsi aiutare nei giusti limiti; per tanti altri, per l’appunto, sarà un ulteriore alibi per distrarsi.

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