Buche in autostrada, danni a centinaia di automobilisti. Eppure la qualità dell’asfalto fa rincarare i pedaggi

A leggere i grandi titoli strillati dalle cronache, pare che gli unici problemi causati ai trasporti da Burian (l’ondata di maltempo delle ultime due settimane sull’Italia) siano stati i treni in tilt per gli scambi ghiacciati e i cali di corrente e le buche per strada a Roma. Nessuna traccia delle centinaia di persone che si sono trovate con le ruote in grandi buche apertesi all’improvviso sulle autostrade dell’Emilia-Romagna, da cui passa una fetta importante del traffico di lunga percorrenza in Italia. Per loro, i media non hanno trovato di meglio che qualche servizio confinato perlopiù nelle cronache locali.

Tocca dunque a noi dire che la vicenda non è stata poi così secondaria. Tanto che Autostrade per l’Italia (che gestisce tutte e tre le arterie coinvolte: A1, A14 e A13) ha dovuto rapidamente derogare alla procedura standard: invece della classica verbalizzazione dell’accaduto in un ufficio di polizia, ora si accontenta anche di una sorta di autocertificazione. Infatti, in alcune sedi della Polizia stradale si erano formate code difficili da conciliare col fatto che oggi le grandi aziende che si occupano dei nostri trasporti ormai non ci chiamano più col burocratico nome di “utenti”, ma con quel “clienti” che evoca coccole in quantità.

Bene, proprio da clienti paganti ora ci facciamo due domande.

1. Come mai l’asfalto di tre fra le principali autostrade del Paese si è aperto in maniera così rovinosa, nonostante nella formula che assicura periodicamente al gestore il rincaro dei pedaggi ci sia anche un indice legato proprio all’asfalto, che in generale ha portato effettivamente a migliorarne la qualità ?

2. Perché i problemi hanno toccato anche il tratto di A1 fra Modena e Bologna, dove i grandi lavori del 2002-2003 per la quarta corsia servirono anche per risanare la strada anche negli strati più profondi, dopo una cattiva esperienza con la soluzione costruttiva precedente durata appena una decina d’anni (come documentai su Quattroruote di febbraio 2003)?