Un controsenso? Pare proprio così, tanto che se ne sono accorti anche guidatori non particolarmente esperti: le aree di servizio Adda, inaugurate ieri a fornire servizi che chiudono una delle tante polemiche sulla Brebemi, condividono una parte di sede stradale con lo svincolo di Caravaggio. Una promiscuità che dà fastidio a chi guida, lo fa sentire insicuro. E appare pure incomprensibile, visto che questa nuova autostrada attraversa campagne dove lo spazio per una collocazione diversa non sarebbe di certo mancato. Eppure una ragione c’è e la sicurezza pure.
Il problema sta nelle prescrizioni ambientali imposte alla Brebemi. Nel caso delle aree di servizio Adda, sono quelle che hanno lo scopo di ridurre il consumo di suolo, problema ormai molto sentito in un Paese che in cinquant’anni ha lasciato inghiottire dal cemento intere sue parti. Sono le stesse prescrizioni che, lungo la stessa Brebemi come su A1 e A4, fanno sì che le linee dell’alta velocità ferroviaria corra per lunghi tratti piuttosto vicina alle carreggiate autostradali.
Per chi gestisce un’autostrada, queste prescrizioni sono soprattutto una rogna. Tra le altre cose, nel caso della Brebemi, hanno contribuito con i bassi volumi di traffico iniziali a far fallire le precedenti gare per far aprire le aree di servizio: gli operatori della distribuzione carburante e della ristorazione non amano le aree di servizio situate “in promiscuità” con gli svincoli, perché sanno che ubicazioni del genere non invogliano la gente a fermarsi.
In ogni caso, sulla Brebemi questa promiscuità è ben gestita: segnaletica, visibilità e larghezza della sede stradale sono ok. Tanto che stavolta nemmeno la Polizia stradale – che la Brebemi l’ha passata al setaccio prima della sua apertura al traffico, facendo apportare ritocchi anche in piccoli dettagli perché per una volta ha trovato un gestore disposto a recepirli – ha avuto nulla da ridire.
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