Nel 2017 anche Malpensa si è aggiunto agli aeroporti in cui c’è il controllo elettronico degli accessi al piazzale davanti al terminal. Ma con una particolarità: niente sbarre a mettere sull’avviso che si è sforato il tempo di permanenza gratuita e a permettere di pagare i minuti in eccesso, evitando così la multa (81 euro, che diventano 38 solo per ciclomotori e motoveicoli a due ruote). Dunque, è arrivata la prima raffica di verbali. Come sempre quando un controllo automatico viene avviato, le multe sono tante e gli uffici vanno in tilt, rischiando di effettuare notifiche tardive. E, visto che il genio italico non è solo dei trasgressori ma anche dei controllori, cosa c’è di meglio che scrivere verbali che impediscano di verificare il rispetto dei tempi e quindi rendere più difficile presentare ricorso?
A Malpensa sta accadendo: nella documentazione che ricevono gli intestatari dei veicoli colti in fallo, manca la data in cui il Comune e la società privata di cui si avvale per gestire i verbali affidano i plichi al servizio postale. Così chi proprio volesse controllare deve prendersi la briga di telefonare al Comune. Ciò consente una discreta scrematura dei possibili ricorrenti.
Inoltre, nei non rari casi in cui il veicolo è a noleggio, i verbali non danno conto di quanto è stata effettuata la prima notifica, quella al noleggiatore che poi ha indicato al Comune il nome del cliente. Di questo passaggio c’è traccia indiretta solo in una criptica riga, che parla di “riapertura dei termini”. Evidentemente la dicitura è riferita alla data in cui il noleggiatore ha comunicato il nome del cliente: è da questa che riparte un nuovo conteggio di 90 giorni entro i quali gli si può notificare il verbale. Ma quanti cittadini lo sanno?
Ora, passi il fatto che non ci sono le sbarre: il volume di traffico a Malpensa è tale che, se ci fossero, si creerebbero code infernali per il fatto che ogni veicolo dovrebbe fermarsi in loro corrispondenza. Ma questa opacità nel testo dei verbali sa di modo per fare più cassa, ostacolando i ricorsi.
D’altra parte, con l’aumento del numero di passeggeri, la confusione attorno ai terminal è aumentata e i parcheggi aeroportuali sono diventati un business appetito. Non è un caso che il Comune di Milano abbia fatto multe abusive a Linate (tanto che quasi un anno fa ha dovuto spegnere le telecamere e ora sta perdendo cause contro i multati). Non è un caso che nel business si siano buttati anche i privati, con scia di polemiche a Palermo, dove si sospetta che i vigili non controllino le foto delle infrazioni e di fatto deleghino tutto a loro; un altro grande classico delle multe automatiche all’italiana, tanto che a Napoli c’è gente che sostiene di aver ricevuto multe per aver sforato il limite di permanenza gratuita ma in realtà la sosta per il tempo eccedente l’aveva pagata.
Se tutto questo fosse almeno servito a eliminare il caos, andrebbe anche bene. Ma non è andata così.