I ciclisti che muoiono e quelli che aggrediscono chi rispetta il Codice

“Minchia ma lo capite che siamo la parte più debole in strada! In gioco c’è la vita!!”.

Vincenzo Nibali, campione di ciclismo, 17 maggio 2017, tweet dopo l’incidente in bici che ha ridotto in gravi condizioni il campione di motociclismo Nicky Hayden

 

“Giunti ad un incrocio un nutrito gruppo di ciclisti   non rispetta lo stop, costringendomi ad una frenata che impegna non poco la ciclistica del mezzo. Immediato un sonoro e prolungato colpo di clacson. Cosa fa il gruppo? Circonda la moto proferendo frasi indicibili all’indirizzo mio e della compagna. Confesso di avere avuto paura”.

Emanuele Grazzini, lettore di questo blog, 17 maggio 2017, racconta la sua brutta esperienza da motociclista “contro” un gruppo (o branco?) di ciclisti

 

Lo si può vedere come si vuole l’incidente di Nicky Hayden, investito da un’auto su una tipica strada della campagna a ridosso riviera romagnola: dritta, ben tenuta, non proprio stretta e punteggiata dalle immancabili costruzioni basse della zona. Strade dove la velocità consentita oscilla sempre tra i 50 e i 70 e superarla non solo è giuridicamente vietato, ma anche sconsigliabile. E invece la gente della zona dice che i rettilinei (uniti ai rapporti del cambio lunghi e alla silenziosità delle auto moderne, aggiungerei) invogliano più di qualcuno ad andare più forte. Ma d’altra parte l’incidente è avvenuto vicino a un incrocio ed è noto che i ciclisti in allenamento su strada spesso sono poco inclini a rispettare le norme di prudenza (la strada è fatta solo per circolare) e ora l’automobilista coinvolto nell’incidente rischia cinque anni di sospensione cautelare della patente, secondo le norme in vigore dal 2010 che troppi vogliono inasprire senza nemmeno conoscerle.

Dell’incidente di Hayden, per ora, non si sa altro. Basta per giustificare l’ennesima levata di scudi sui social da parte dei ciclisti, che in questo caso tirano la volata a una parte della politica, anch’essa pronta a esternare sui social? E per far varare norme discutibili e poco attuabili, come quelle che la politica ha allo studio, cavalcando acriticamente gli umori della piazza?

Le due frasi che vi ho riportato all’inizio di questo post dicono di no. Ci dicono che gli sconsiderati ci sono su entrambi i fronti (e ci vanno aggiunti ciclisti urbani apparentemente innocui che pedalano sui marciapiedi a ritmo da vialone anche quando ci sono pedoni e/o manca visibilità). Inutile ora chiedersi se siano diventati violenti anche i ciclisti a furia di vedere falciati altri ciclisti o se, magari, tutto questo sia solo la naturale estensione alla strada della crescente intolleranza che vediamo sui social.

Quello che è certo è che su strada in Italia tutte le tensioni si esasperano, perché dove la maggior parte degli italiani abita e circola non c’è abbastanza spazio per tutti. Basta capire questo per regolarsi di conseguenza, occupando la sede stradale in modo attento e razionale. Facendosene una ragione se è tutta intasata e se non si vede un tubo per colpa della crescente (e razionalmente giustificata?) diffusione di suv e crossover (non solo per la densità di mezzi pesanti).