Le cronache parlano di incidente gravissimo e in effetti è morta una bambina di appena 16 mesi. Ma l’urto che le è costato la vita nella tarda serata di martedì, su un viale vicino a Cantù, non è stato così devastante: le foto delle due auto che si sono scontrate frontalmente mostrano che anche l’abitacolo in cui viaggiava la piccola non era troppo deformato. E infatti i genitori se la sono cavata senza gravi ferite. Eppure la vecchia utilitaria su cui viaggiavano era destinata ad avere la peggio, scontrandosi con una vettura media di nuova generazione come accaduto l’altra notte.
E allora perché la piccola è morta? Perché i genitori la stavano trasportando senza il seggiolino. Tra un anno cade il trentennale della legge che ha introdotto in Italia l’obbligo di usarlo e finora i più lo rispettano solo nei primissimi anni di vita dei figli. Poi liberi tutti, nonostante l’obbligo resti fino a quando i bimbi non raggiungono l’altezza di un metro e mezzo.
Dunque, finirà indagato anche il padre della piccola, oltre al guidatore dell’altra vettura. Quest’ultimo è stato arrestato perché positivo all’alcol test e la legge sull’omicidio stradale in questo caso prevede l’arresto obbligatorio in flagranza. Probabilmente sarà liberato presto. Attenderà a casa una condanna che sarà la metà di quella normalmente prevista, perché la responsabilità della morte della piccola non è solo sua.
Può amareggiare il fatto che finora nessuno abbia proposto con forza un inasprimento delle sanzioni per i genitori, come invece è stato fatto “a protezione” dei ciclisti come accaduto due settimane fa dopo l’incidente costato la vita al campione Michele Scarponi. Ma probabilmente è meglio così: per multare chi non usa i seggiolini ci vorrebbero tante pattuglie e agenti vogliosi di fare un lavoro straordinario anche quando vanno a dirigere il traffico davanti alle scuole (sarebbe come andare a pescare in un acquario). E poi ci vorrebbe tanta educazione. No, non sono cose per noi italiani.