I loro avvocati hanno detto che è solo un atto dovuto. E la presunzione di innocenza è la prima cosa in una democrazia. Ma il fatto che due dirigenti della società autostradale Brescia-Padova siano ora indagati per la strage del bus ungherese del 21 gennaio scorso sull’A4 a Verona Est (16 morti e tanti ragazzi feriti e con la vita rovinata) impone perlomeno una riflessione tecnica, che esula dalle responsabilità penali: se l’autostrada fosse stata curata meglio, probabilmente Le conseguenze sarebbero state sensibilmente meno gravi.
Il sospetto era venuto subito: mentre tutti si concentravano sui soliti sonno, alcol e droga in preda ai quali poteva essere caduto l’autista, era intanto sicuro che l’urto era stato così disastroso perché avvenuto contro un pilone (di un cavalcavia) troppo vicino alla carreggiata. Ora gli avvocati dei dirigenti dell’autostrada dicono che quel pilone era protetto da un guard-rail a norma e in buone condizioni. Nessuno lo mette in dubbio, ma il punto non è questo.
Il punto è che ogni guard-rail, per poter lavorare bene, ha bisogno di avere alle sue spalle uno spazio vuoto (“spazio di lavoro”) di un metro-un metro e mezzo. Serve per farlo arretrare liberamente dopo essere colpito, in modo da farlo deformare come l’elastico di una fionda che si sta caricando e che dopo un istante si scaricherà ritornando in avanti, ributtando il veicolo verso la carreggiata. Senza spazio di lavoro, è quasi come se il guard-rail non ci fosse.
Il problema di Verona Est non è così diffuso, perlomeno in autostrada. Ma in altri punti dove esiste è stato affrontato: con un muro che parte una decina di metri prima del pilone e, mano mano che vi si avvicina, converge verso la carreggiata. Come in questa foto, scattata sulla stessa A4, ma all’area di servizio Brembo, nel tratto Milano-Brescia gestito da Autostrade per l’Italia (che ha scelto soluzioni analoghe in altri punti della sua rete).
- Perché a Verona Est non è stato fatto lo stesso? Probabilmente la risposta degli avvocati sarà che non è obbligatorio e forse i giudici lo confermeranno. La coscienza delle persone, però, è un’altra cosa.