C’è stato un tempo, lungo, in cui si diceva “donna al volante, pericolo costante”. Sono seguiti anni di indignazione e, soprattutto, di statistiche sugli incidenti che dimostravano il contrario. Ora quelle stesse statistiche hanno cambiato verso: la frequenza sinistri delle donne è superiore a quella dei guidatori maschi. E non per una singola annata anomala: la tendenza c’è ormai dal 2012.
Difficile capirne i motivi. Vista l’ormai grande diffusione delle scatole nere (senza riscontri nel resto d’Europa), si potrebbe almeno sapere se dipende dal fatto che le donne, storicamente con bassi chilometraggi rispetto agli uomini, ora stanno recuperando il distacco (o i maschi stanno diminuendo le percorrenze). La frequenza, infatti, oggi viene calcolata a prescindere dai chilometri, che invece sono un indice importante di esposizione al rischio.
In attesa che qualcuno se la senta di tirare fuori pubblicamente qualche dato, si può solo notare che ora prende anche consistenza statistica la posizione della Ue che nel 2012 dichiarò ingiustificata la differenziazione tra uomini e donne nel fissare le tariffe Rc auto. All’epoca, se ne faceva solo una questione di “politically correct”, di diritto a non essere discriminati. Ora c’è un supporto che viene dai numeri.
E ora che faranno le compagnie assicurative che hanno impostato intere strategie sulle donne?