Come capire se un’auto è stata sottoposta a #richiamo? Non si capisce

A volte ti assale la sensazione che il tempo trascorra inutilmente. In questi giorni mi è capitato leggendo Quattroruote di febbraio, nelle pagine in cui Cosimo Murianni ripesca la mina vagante dei richiami: chi compra un’auto usata rischia di portarsi a casa un esemplare con problemi di sicurezza e/o affidabilità anche seri, perché il precedente proprietario non lo ha portato in officina dopo aver ricevuto una lettera di richiamo. O perché quella lettera non gli è mai arrivata. Quest’ultimo problema lo avevo sollevato io quasi 17 anni fa su quelle stesse pagine, dopo una storia che dimostra quanto la pubblicità e, in generale, i soldi delle grandi aziende possano inquinare quella che pomposamente qualcuno chiama ancora “libera informazione”.

Il clamore che seguì quei giorni terribili partorì pochi mesi dopo l’Albo dei richiami, accessibile a tutti sul sito web del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti senza doversi affidare alle lettere delle case costruttrici. Ma l’inchiesta di Quattroruote denuncia ancora una volta che quell’Albo serve a ben poco: il ministero non fa che inzepparlo alla rinfusa con le segnalazioni che arrivano dalle case alla spicciolata. Nessuno controlla se ai costruttori segnalano davvero tutti i richiami che effettuano. Meno che meno si obbligano i costruttori a richiamare veicoli che le autorità ritengono insicuri. Anche se le autorità, per legge, potrebbero farlo.

Inoltre, quando decidono un richiamo, i costruttori risparmiano inviando le lettere non agli attuali proprietari che risultano negli archivi della Motorizzazione: le visure costano. Le inviano ai primi proprietari, che nel frattempo potrebbero aver venduto le auto richiamate. Senza contare che, nel caso delle tante vetture vendute a km zero, il primo proprietario è il concessionario.

Non c’è alcuna norma che imponga di fare visure aggiornate e rendere consultabile a tutti l’elenco degli esemplari che poi sono davvero stati portati in officina per eseguire gli interventi previsti.

Così il mercato dell’usato resta una roulette.