Lungi da noi pontificare sulle cause del disastro costato la vita stanotte a 16 ragazzi ungheresi in gita sul bus schiantatosi contro il cavalcavia dell’A4 di Verona Est. Ma tre cose possono aver contribuito a fare di una “normale” perdita di controllo il disastro che poi è stato:
-l’incendio;
-la vicinanza del pilone alla carreggiata;
– una eventuale insufficienza del guardrail.
Un incendio è strano per un bus: il gasolio del motore di solito non brucia e materiali infiammabili difficilmente si trovano a bordo di un mezzo destinato a una gita.
Il pilone è appena fuori la carreggiata probabilmente perché la A4 è nata a due corsie e poi è stata ampliata a tre. In questi casi, spesso non vengono rifatti i cavalcavia, i cui piloni restano quindi nella posizione originaria. Che finisce col trovarsi a un passo dal nuovo bordo della carreggiata.
Il guardrail davanti al pilone doveva esserci e c’era. Ma occorre vedere se ha tenuto come doveva. Si può sospettare che l’impatto sia stato di quelli nei quali una barriera moderna, adeguata, montata e tenuta bene avrebbe dovuto far “rimbalzare” il bus a centro carreggiata. Ma su questo occorreranno fior di riscontri per confermare che sia stato un bis della strage di Avellino, costata la vita a 40 persone sull’A16 il 28 luglio 2013 e per la quale sono sotto processo i vertici di Autostrade per l’Italia (il tratto di A4 della strage di stanotte è invece gestito dalla società Brescia Padova “Serenissima”).