Con il loro incontro di ieri a Berlino, Paolo Gentiloni e Angela Merkel sembrano aver abbassato di molto i toni della polemica Italia-Germania sul Dieselgate. Involontariamente, proprio sul Sole 24 Ore di ieri, ho ipotizzato uno dei tanti motivi per piantarla di urlarsi contro: entrambi i Paesi hanno qualcosa che non convince nei test che hanno effettuato su vari modelli dopo lo scandalo. Una motivazione ancora più forte se si pensa che persino lo Stato che si è finora mostrato più severo inquisendo la propria stessa industria (la Francia), nel proprio report sui test condotti, non cita un modello cruciale come la Peugeot 2008 (appartenente a quello stesso, lucroso mercato delle crossover medio-piccole in cui ci sono altri modelli grandi inquisiti di questi giorni: Fiat 500X, Jeep Renegade e Renault Captur). E va aggiunto che, anche provando modelli uguali in condizioni analoghe, si possono ottenere risultati diversi: ogni singolo esemplare può avere le sue particolarità. Dunque, ce ne sarebbe d’avanzo per una zuffa continentale che danneggerebbe ancora una volta l’immagine della Ue portando scarsi benefici ai singoli Paesi membri litiganti.
Vedremo di fare qualche analisi più approfondita su qualcuno di questi aspetti nei prossimi giorni.
Qui, invece, sottolineamo un altro buon motivo che abbiamo noi italiani per abbassare i toni: non abbiamo una pubblica amministrazione in grado di reggere un’eventuale guerra. Come ho accennato nell’articolo di ieri, il report della Motorizzazione italiana sui controlli svolti appare incompleto e poco curato. Hanno pesato sia i ritardi legati alle procedure di appalto per affidare i controlli all’esterno e la carenza di personale. Ricordiamoci che nel 2000 la Motorizzazione aveva circa 7.500 dipendenti, ora ne la poco più di 3mila: sono anni che chi va in pensione non viene rimpiazzato.
Ci siamo disfatti di burocrati e fattorini fannulloni? Per carità, in parte è anche così. Ma abbiamo perso anche gente che lavorava sodo. E comunque si è assottigliata a livelli preoccupanti la presenza delle figure-chiave per svolgere i compiti tecnici, cioè quelli più importanti e qualificanti della Motorizzazione: gli ingegneri. Un’emorragia senza fine. Tanto che, se nel 2014 si tentò un blitz legislativo per assumerne 150, lo scorso autunno se ne tentò uno nella Legge di bilancio 2017 per assumerne quasi il doppio. Tanti erano diventati i buchi da coprire e altri si apriranno.
Ma poi sapete come sono andate le cose: è arrivata la crisi di governo dopo la batosta presa da Matteo Renzi al referendum e la Legge di bilancio è stata approvata definitivamente senza le modifiche che gli stessi ministeri contavano di apportare durante i suoi passaggi parlamentari. Si era detto che la vittoria del No avrebbe portato vari disastri, di molti dei quali non è finora dato accorgersi. Nessuno nel logorroico dibattito pubblico in materia si è ricordato della Motorizzazione, figuriamoci. Poi, però, improvvisamente col Dieselgate si dimostra che anche la derelitta Motorizzazione può diventare cruciale. Ma anche stavolta nessuno se ne sta accorgendo.