Meno male. Ieri sera la commissione Finanze della Camera ha bocciato i due emendamenti alla Legge di bilancio che prevedevano il blocco della revisione obbligatoria quando un veicolo non è in regola col pagamento del bollo auto. Il relatore del disegno di legge era contrario, come pure il Governo. Ma perché una proposta che sembra così ragionevole è meglio che non passi? E come mai questo fuoco di sbarramento parlamentare?
Aldilà delle preoccupazioni per la sicurezza stradale (si tratterebbe di fai saltare un controllo funzionale proprio alla sicurezza per ragioni che con la sicurezza non hanno nulla a che fare), la verità nascosta è che si tratta di un’operazione tecnicamente impossibile. Infatti, occorrerebbe che ogni linea di revisione fosse collegata a un archivio dei versamenti del bollo auto, in modo da verificare la regolarità della posizione di qualsiasi veicolo venga presentato al test. Bene, questo archivio oggi di fatto non esiste. O, meglio, c’è, solo che non è affidabile. Colpa del solito modo di fare delle istituzioni.
Infatti, vent’anni fa, nell’orgia politica del federalismo si lasciò alle Regioni (destinatarie del gettito) la gestione del bollo (nonostante sia a tutti gli effetti un tributo statale). Dunque, ogni Regione ha il suo archivio. E ne condivide i dati molto malvolentieri, perché i dati sono potere. Dunque, l’archivio centrale che fu creato (si chiama Sgata) è pieno di buchi. Utilizzarlo per bloccare le revisioni creerebbe un mare di contestazioni. Dunque, le istituzioni italiane non possono permettersi di attuare quella che potrebbe sembrare una misura ragionevole