Un paio di notizie d’agenzia in una decina di giorni: controlli della Polizia stradale con tante pattuglie concentrate in una zona e l’ausilio di auto-civetta ed elicottero. Con uno schieramento del genere – tipico delle operazioni chiamate “alto impatto” – si possono fare tante cose. In questo periodo, l’obiettivo principale è riuscire a stanare chi usa il cellulare alla guida. Compito difficilissimo, visto che bisogna dimostrare di aver visto con certezza il conducente col cellulare in mano, nonostante vetri scuri, riflessi di luce e quant’altro. Parlo di stanare “sul campo”, visto che negli ultimi mesi ci sono già state iniziative per intervenire “a posteriori” in caso di grave incidente, stabilendo con alcune Procure una prassi che prevede il sequestro del cellulare del responsabile per farlo analizzare e stabilire se lo stesse utilizzando al momento del sinistro (accertamento che diventa difficile se a bordo non c’era solo il conducente).
L’ultima notizia su operazioni alto impatto di questo genere viene dal tratto senese dell’Autosole. Ma nel bilancio divulgato alle agenzie di stampa si dice che i multati sono appena otto, di cui alcuni per violazioni che col cellulare c’entrano poco. I guidatori hanno dunque capito che con la distrazione da smartphone non si scherza? Per ora, possiamo solo sperarlo.
Ma il problema vero è capire se questa campagna repressiva durerà. Infatti, riguarda un’infrazione che non solo è difficile da vedere, ma che per giunta richiede tanto personale, perché non è accertabile con apparecchi automatici. E alla Polizia stradale, come ha denunciato l’Asaps l’altro giorno, mancano circa duemila agenti rispetto all’organico ottimale (non vi sembra di averlo già letto da qualche nel corso degli anni?).