Omicidio stradale – La colpa non è degli avvocati, ma di chi (non) indaga

Si può partire dallo stesso problema e immaginare soluzioni ugualmente rispettabili, ma diametralmente opposte. Può capitare a tutti e, in questi giorni, sta capitando al presidente dell’Asaps, Giordano Biserni, e a me. Tutto è partito dal clamore per i bambini morti investiti in giugno, ma evidentemente la partita vera si gioca sull’opportunità (e sulla reale possibilità) di istituire il reato di omicidio stradale, a prescindere da quanto questo c’entri effettivamente con gli ultimi incidenti, costati la vita a cinque bambini.

Il problema, su cui tutti conveniamo, è che nella stragrande parte dei casi, chi ammazza qualcuno guidando scriteriatamente (cosa spesso identificata con l’effetto di droga e alcol) resta in galera troppo poco tempo in rapporto alle sue responsabilità.

Giordano Biserni è tra quelli che vogliono risolvere il problema con una nuova legge, che istituisca appunto il reato di omicidio stradale. A chi accusa di bulimia legislativa questa corrente di pensiero (abbiamo già troppe leggi, la vera questione è farle rispettare), Biserni risponde che è il contrario: siamo all’anoressiaLeggi tutto.

Il ragionamento di Biserni si fonda su cifre e fatti che l’Asaps possiede per aver costruito nel tempo un efficiente osservatorio, alimentato anche dai suoi associati che operano nelle forze dell’ordine e quindi, vedendo le cose dal di dentro, sono molto informati su come funziona (o non funziona) il sistema. Io, non essendo parte in causa, ovviamente non sono altrettanto attrezzato, ma quello che vedo lo valuto con terzietà. E per questo penso che in Italia un incidente stradale si traduca solo in qualche rilevazione sul posto, che va a formare un fascicolo destinato a vagare stancamente dalla scrivania del pm a quelle dei giudici, ravvivandosi solo a volte quando passa in mano ai periti, d’ufficio o di parte (ma devono essere più volenterosi della media).

È una questione culturale: nel nostro Paese, le indagini che fanno sentire realizzato un investigatore sono quelle su mafia e tangenti e su poco altro. Prendersi la briga di capire che cosa ci fosse dietro il comportamento di un guidatore che ha ucciso non è “previsto” nella nostra prassi giudiziaria, anche se permetterebbe di applicare quel dolo eventuale che consentirebbe di equiparare un incidente a un omicidio volontario e quindi a punire davvero il colpevole. Si tratterebbe di capire, per esempio, se il conducente omicida ha avuto una lite con qualcuno prima di mettersi alla guida o se aveva un disagio psicologico che porta ad avercela col mondo, come quelli che ogni tanto prendono un fucile e sparano tra la folla. O altro ancora.

Se dimostrassimo tutto ciò, difficilmente il colpevole potrebbe evitare la giusta pena. Anche avendo un bravo avvocato. E quindi sarebbe poco rilevante il fatto che in Parlamento ci sono troppi avvocati, che secondo i fautori dell’omicidio stradale farebbero ostruzione alla proposta.

  • Maurizio Caprino |

    Sembra più semplice. Ma se poi la Consulta dichiara incostituzionale l’omicidio stradale, come la mettiamo con le condanne già irrogate?

  • IlPrincipeBrutto |

    buongiorno Maurizio,

    mi pare che la proposta di istituire il reato di omicidio stradale, per quello che se ne legge sui giornali, vada nella direzione consolidata della facilita’ di applicazione.
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    Il metodo che lei descrive, la sua proposta, e’ molto approfondita, ma richiede tempo e risorse. Riconoscere un omicidio stradale e’ piu facile: c’e’ un morto? si/no. Se si, il conducente era sotto l’influenza di sostanze alteranti? si/no
    Se si, bingo, abbiamo un omicidio stradale.
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    Ora non so se tratta di un caso o di una scelta precisa, ma il controllo delle infrazioni e dei comportamenti del traffico da parte delle forze preposte mi pare orientato allo stesso principio.
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    Per cui, in citta’ si punisce il divieto di sosta, ed in autostrada si mette il tutor per multare gli eccessi di velocita’. Pero’ in citta’ non si fa nulla contro chi guida in maniera aggressiva e pericolosa, ed in autostrada si tollerano senza problemi quelli che si incollano al paraurti, o che stazionano senza motivo nella corsia di centro.
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    Non mi stupisce quindi che tra una applicazione dispendiosa di una legge esistente, e l’introduzione di una nuova legge facile ad applicare, si preferisca la seconda soluzione invece della prima.
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    sicuri si diventa, Ride Safe.

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