Lo davano per certo a metà aprile, poi a metà giugno all’interno della riforma della pubblica amministrazione. Ma l’accorpamento Pra-Motorizzazione non si è fatto neanche stavolta e si è parlato di riproporlo a luglio, nell’ambito di un provvedimento sui trasporti fortemente voluto dal ministro competente, Maurizio Lupi. Ma sabato scorso “Il Messaggero”, in un lungo articolo pieno di luoghi comuni, almeno una notizia la dava: pare che se ne riparli a settembre (ma chissà se Maurizio Lupi vorrà ridare un’accelerata, ora che ha deciso di restare ministro e di non farsi dirottare verso il Parlamento europeo e la riorganizzazione del suo partito, come dicevano le cronache della scorsa settimana su un possibile rimpasto).
Giochi di lobby (nel senso deteriore del termine) o riflessione giustamente prolungata tutto il tempo necessario per decidere su una materia così complessa e incancrenita. Onestamente, non so quale delle due cose stia prevalendo.
Ma una cosa è certa: mentre a Roma si continua a discutere e confabulare, su tutto il territorio la Motorizzazione viene “espugnata”. Nel senso che continua a non avere ingegneri, che avrebbe avuto se l’accorpamento col Pra fosse passato nella versione che era contenuta nella riforma della pubblica amministrazione: lì era prevista l’assunzione straordinaria di 150 ingegneri.
Così restano i pochi che ci sono e sono anche male utilizzabili: uno dei loro compiti sarebbe quello di revisionare su strada i veicoli pesantiLeggi perché è importante, ma per questo compito serve in capo squadra inquadrato contrattualmente in Area III, che di fatto è desertificata.
Non solo: anche i pochi che si riesce a mandare a fare i controlli su strada hanno problemi di retribuzioni diverse a parità di responsabilità e di rimborso delle spese di trasferta.
Una soluzione era stata trovata dando un compenso a gettone a chi accettava di andare su strada, ma il Tesoro l’ha bocciata.