Se devono “servire” quattro bambini morti investiti in cinque giorni per far arrivare la sicurezza stradale sulle prime pagine dei quotidiani più prestigiosi, è meglio che il solito niente. Però se ne deve parlare con un minimo di cognizione, se non altro per rispetto al sacrificio di queste creature e al dolore dei loro cari. Quindi non si può leggere – come stiamo leggendo in questi giorni – che queste tragedie potrebbero essere evitate istituendo il reato di omicidio stradale. Occorrono analisi un po’ più meditate, che necessariamente devono partire dai numeri e dalla loro interpretazione.
I numeri sono stati meritoriamente elaborati dall’AsapsLeggilo e dicono fondamentalmente due cose:
1. i bambini sono ben pochi in rapporto al totale delle persone che muoiono su strada, il che ovviamente non significa che non dobbiamo occuparcene, ma indica quanto superficiale sia il dibattito pubblico (in generale, non solo per la sicurezza stradale);
2. poco più della metà dei bambini morti era a bordo di auto o moto, per cui il problema principale sembrerebbe essere il mancato uso o l’uso scorretto dei seggiolini, per il quale invece non si scatenano ondate emozionali come quella che sta attraversando l’Italia in questi giorni.
Ciò non vuol dire che la sicurezza dei pedoni non sia un problema. Però sui media bisognerebbe parlarne con più cognizione di quello che si sta leggendo.
Per esempio, a chi afferma che la soluzione sta nell’introdurre il reato di omicidio stradale bisognerebbe ricordare non solo che giuridicamente questo reato è molto controversoApprofondisci, ma anche che nella gran parte delle proposte di legge sulla materia il reato viene configurato solo per i conducenti in stato di ebbrezza grave o guida sotto effetto di droga. E non è detto che per investire un bambino occorrano sempre alcol o sostanze psicotrope. Anzi.
Per esempio, può bastare la velocità eccessiva. E qui nessuno ricorda che da 12 anni i controlli automatici in centro abitato sono vietati (sono consentiti solo sui pochi viali a doppia carreggiata classificati come “di scorrimento”, cioè con sosta consentita solo sulle complanari e semafori agli incroci).
Inoltre, ci sono strisce pedonali mal disegnate o poco visibili. Non è un’invenzione di un garantista peloso, ma il risultato di più di una ricerca scientifica fatta sul campoApprofondisci.
Senza contare che a volte i pedoni si trovano sulla carreggiata, per disattenzione, imprudenza o ignoranza propria, per mancanza dei marciapiedi o per loro impraticabilità (mai sentito parlare di cose come manutenzione assente, sosta selvaggia?).
In un lampo di serietà, il viceministro dei Trasporti, Riccardo Nencini, dice che si sta studiando un’alternativa all’omicidio stradale: l’ergastolo della patente. Che esiste già da quattro anni (ovviamente in aggiunta alle normali pene per omicidio colposo), ma solo per i recidivi. Si tratterebbe quindi di estenderlo a chiunque – anche per la prima volta – uccida una persona mentre guida in stato di ebbrezza o di alterazione da droghe. Bene, ma va ricordato che la cronaca ha mostrato non pochi casi di gente che ha causato incidenti mortali mentre guidava con patente sospesa o addirittura revocata. Dunque, fino a quando non avremo veicoli che riconoscono la patente e solo dopo danno il consenso all’avviamento, ci sarà poco da fare.
Infine, l’Asaps giustamente propone di alleggerire l’Iva sui seggiolini per bimbi, visto che sono costosi e che dell’Iva agevolata al 4% godono nientemeno che le figurine. Ma non è tutto: davanti alle scuole d’Italia (Nord o Sud non fa differenza) si continuano a vedere eleganti signori con Mercedes, Audi e Mini nuove e rigorosamente senza seggiolini.