L’elettrico sale in barca ma per la burocrazia non esiste

Jacopo Giliberto non è solo un giornalista che si occupa di energia e ambiente, ma è soprattutto uno che ci crede. Poi è anche veneziano. Se fate la somma, non troverete strana la sua idea di farsi una barca con motore elettrico e la caparbietà con cui l’ha messa in pratica, alla faccia di chi di ecologia parla e basta. E anche alla faccia della burocrazia, che può ben più delle difficoltà tecniche: per le norme ufficiali, le barche elettriche semplicemente non esistono.

Eppure l’emergenza smog è conclamata da anni anche nelle città di mare, nonostante il vento che le batte certamente più che nel catino padano, disperdendo con minori difficoltà le polveri sottili. Così ci troviamo luoghi come Genova e Napoli dove il Comune limita il traffico su strada per combattere l’inquinamento, ma poi si tiene nel cuore dell’abitato decine di navi e i loro fumaioli che eruttano nero.

Per affermare la propulsione elettrica anche in campo nautico, ce ne vuole, nonostante – in fondo in fondo – ci sia l’esperienza accumulata con i sommergibili. E poi quel che importa è che in modalità elettrica si riesca ad andare solo quando ci si avvicina ai porti e vi si manovra dentro. Quindi forse è il caso di sperimentare la via elettrica. Magari proprio partendo dalle barche piccole come la topa di Jacopo.

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    Bè se pensiamo che Napoli blocca il passaggio nelle Ztl delle auto elettriche, abbiamo detto tutto….

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