Sono stati attivati i primi autovelox fissi del consistente lotto promesso per fronteggiare le tante emergenze della SS 268, la strada che dovrebbe salvare un milione di persone da un’eruzione del Vesuvio e che invece è tanto pericolosa e malfatta da essere nota come “statale della morte”. Se leggete i commenti degli utenti abituali alla notizia, vi accorgete che c’è una lamentela ricorrente. La solita: passare da un giorno all’altro dall’anarchia all’autovelox provoca brusche frenate e differenze di velocità fra chi sa e chi no. Dunque, rischi di tamponamento.
Non facciamo i moralisti tirando fuori la solita tesi secondo cui, se tutti rispettassero i limiti come si deve, il problema non si porrebbe: sappiamo che il problema esiste comunque e andrebbe risolto.
Per provarci, bisognerebbe prendere in considerazione due idee:
– alzare i limiti di velocità, spesso ridicoli perché decisi quando controlli di velocità efficaci non ce n’erano e quindi l’unica deterrenza vera era legata all’avere un limite basso;
– avvisare gli utenti con tutta l’evidenza possibile, seguendo l’ultimo esempio di Milano.