Incredibile, ma vero. Finalmente un presidente del Consiglio ha parlato di un incidente stradale durante il discorso in cui ha chiesto la fiducia (al Senato, in questo caso). Dunque, il nuovo premier Matteo Renzi ha dato alla sicurezza stradale il "diritto di cittadinanza" per stare in mezzo a cose da talk-show di prima serata come "cuneo fiscale", "tasse", "ripresa economica" e altre cose di cui i media parlano in continuazione. Lo ha fatto per far illustrare un concetto che tante volte ha fatto capolino nel suo discorso: nella quotidianità della gente c'è anche altro rispetto a ciò di cui si parla nel dibattito politico. E fin qui tutto bene. Il problema è che Renzi, nel parlare di quell'incidente stradale, ha fatto un chiaro riferimento alla morte di Lorenzo Guarnieri, in seguito alla quale all'epoca firmò la petizione per introdurre il reato di omicidio stradale.
Vuol dire che ora, da premier, Renzi porterà avanti quella proposta, di fatto finora stoppata da svariate difficoltà pratiche e giuridiche? Non è detto: è presto per desumerlo da un discorso forzatamente generico come quello in cui si chiede la fiducia, che si presta a tanti effetti mediatici e a poche riflessioni tecniche. Speriamo però che Renzi rinunci a farci sopra l'ennesima operazione d'immagine.
Quindi non dovrebbe cedere alle sirene mediatiche e avviare una seria e silenziosa riflessione. Che non potrà che portare a lasciar perdere, pretendendo invece che le indagini si facciano adeguatamente. Ciò, a sua volta, significa che i giudici cambino mentalità, dando agli incidenti una dignità superiore a quella dei processetti. A ritroso, questo implica risolvere i problemi della giustizia. Ce la farà Matteo Renzi, dopo decenni in cui vi si cimentano un po' tutti?