Che cosa c'era da nascondere? Nella immagini della parata di Matteo Renzi che si è presentato al Quirinale al volante di una fiammante Giulietta restyling, i più attenti hanno notato che era impossibile leggere la targa della vettura. Come se gli addetti stampa di Renzi avessero raccomandato a fotografi e cameramen (cui sicuramente avevano anticipato i movimenti del futuro premier per farlo "adeguatamente seguire") di non inquadrarla. Una cautela che non avevano usato per la vecchia Smart con cui Renzi si era recato la settimana scorsa all'incontro in cui ha fatto fuori Enrico Letta.
Perché questa cautela? Sarà per caso perché quella Giulietta col nuovo turbodiesel duemila da 150 cavalli era intestata alla società Fiat Auto Var di Torino e quindi sostanzialmente è stata prestata a Renzi dalla Fiat? Lo certifica una semplice visura al Pra, basata su alcune immagini sfuggite all'"oscuramento". Ma lo si poteva largamente intuire: quell'auto, di colore bianco (notoriamente "fotogenico") e completa di pack estetico, era il tipico esemplare "di parco stampa", cioè di quelli che si danno in uso ai giornalisti per le prove su strada.
Insomma, quella della Giulietta appare un passo falso rispetto alle tante mosse d'immagine che Renzi fa da anni e che si sono ovviamente moltiplicate in questi giorni (avete visto quante foto per strada e alla stazione stringendo mani ai passanti, prevalentemente giovani? e gli scatti mentre lavora con lo smartphone in treno, come se non lo facessimo noi tutti comuni mortali indaffarati che viaggiamo?). E non è stata nemmeno un'operazione originalissima: già il predecessore Letta si era presentato al Quirinale a ricevere l'incarico guidando personalmente come un comune cittadino un'anonima Fiat Ulysse.
Operazioni d'immagine. Tanto dal giorno dopo prendono il sopravvento le esigenze di sicurezza e – perché no? – di rapidità e comodità. Quindi vai con l'auto blu superblindata. Allora, potremmo risparmiarci la messinscena: meglio un sobrio taxi, pagato di tasca propria.