Il Comune di Milano sta installando i nuovi rilevatori fissi di velocità, sui viali più veloci di ingresso in città. Sarebbe l'occasione per fare una cosa a regola d'arte, anche perché dall'annuncio non è passato poco tempo. E invece, almeno sulla postazione di viale Fermi uscendo in direzione Meda, manca il segnale "autovelox", quello da mettere proprio in corrispondenza dell'apparecchio (sul suo box o sul palo che lo sostiene).
Quel segnale è richiesto dalla direttiva Maroni (del 14 agosto 2009). Voci attendibili dicono che lo richiederà anche il prossimo decreto ministeriale per disciplinare l'uso dei rilevatori di velocità e la ripartizione dei proventi fra ente accertatore ed ente proprietario della strada, finalmente in dirittura d'arrivo dopo quasi quattro anni dalla legge (la 120/10 di riforma del Codice della strada) che ne prevedeva l'emanazione.
Intendiamoci: è una mancanza veniale e oltretutto il fatto che in Italia sia obbligatorio presegnalare e rendere ben visibile ogni postazione di controllo velocità è un assurdo (o una burla, se preferite), perché da praticamente la certezza dell'impunità a chi ha la solo accortezza di tener conto della segnaletica e ha la malizia di capire quando è "attendibile" e quando no. Certo, poi c'è qualcuno che sfrutta al massimo le pieghe delle norme e delle situazioni per ricavare postazioni poco visibili e non solo nei Comuni affamati di soldi ma anche in autostrada. Ma sono poco più che eccezioni.
In ogni caso, se ci siamo dati una legge, è opportuno rispettarla. Altrimenti aboliamola. Anche perché in situazioni finisce che il furbetto che fa ricorso su questo cavillo la fa franca, mentre l'allocco onesto paga.
Infine, smettiamo di pretendere che le leggi le rispetti solo il cittadino, mentre se il trasgressore è lo Sttao o chi per esso non c'è punizione.