Oggi la Lega lancia la disubbidienza civile sui pedaggi autostradali: il segretario Matteo Salvini invita i lombardi a non pagare sull'A9, dove le tariffe sono tanto aumentate. Si potrebbe dire che è la solita demagogia leghista, se non fosse che cinque anni fa (quando furono consolidate le premesse dell'attuale sistema che favorisce i gestori) la Lega governava l'Italia e aveva un viceministro alle infrastrutture, Roberto Castelli, che – contro ogni demagogia – era un convinto assertore del principio secondo cui l'utilizzo delle strade va pagato. Dettagli che affiorano sporadicamente dalla memoria di un Paese dove le coscienze un po' sonnecchiano e un po' si scaldano, perché generalmente manca appunto la memoria.
Ma ora chiediamoci a cosa va incontro chi non paga. Io non m'illuderei che Autostrade per l'Italia chiuda un occhio: com'è suo diritto, molto probabilmente lascerà in funzione le apparecchiature di controllo, che fotografano chi non paga e consentono poi di recapitargli a casa richieste di pagamento tramite una società specializzata in recupero crediti, con tutti i costi supplementari del caso.
D'altra parte, la società non rinuncia a incassare nemmeno quando i suoi casellanti scioperano e poco importa se si creano code e pericoli, che l'anno scorso (a marzo e dicembre) hanno portato in Emilia-Romagna interventi della Polizia stradale e momenti di tensione. In sostanza, da quando Autostrade è stata privatizzata, sono finiti i tempi in cui lo sciopero dei casellanti era una festa per gli utenti, perché significava viaggiare gratis: si reclutavano altri dipendenti da mettere a riscuotere al posto degli scioperanti. E già così si creavano code e pericoli, perché molti utenti si fermavano prima dei caselli ad aspettare l'inizio dell'agitazione e poi rimanevano sorpresi dal fatto di dover pagare lo stesso, in mezzo all abolgia che si creava.
Ma dall'anno scorso va ancora peggio. Quando non si riescono a trovare i sostituti degli esattori (e già sulla sostituzione i sindacati hanno da ridire), si chiudono le piste con esazione manuale e si dirotta tutto il traffico su quelle automatiche. A parte l'ingorgo, viene da chiedersi se il personale di Autostrade che indica agli utenti dove incolonnarsi ha il potere per farlo: questa è un'operazione che, salvo emergenze terribili, può essere fatta solo da poliziotti o da persone abilitate ad espletare servizi di polizia stradale (articolo 12 del Codice della strada) o al limite da ausiliari della viabilità, tra cui certamente ci sono dipendenti dei gestori delle strade e andrebbe verificato che tutte le abilitazioni siano davvero sempre in regola.
Non so se queste verifiche siano state fatte, ma certamente la Polizia stradale qualche volta è dovuta intervenire. Una volta, nel Parmense, un suo dirigente si è anche preso la responsabilità di imporre l'apertura di tutte le piste, anche in mancanza degli esattori. Come ai vecchi tempi.
I sindacati, da parte loro, denunciano che a Bologna, nella confusione, si è infortunata una dipendente e chiedono chiarezza alla società sulle procedure da adottare in caso di sciopero, lamentando che l'anno scorso il dirottamento di tutto il traffico sulle piste automatiche è stato un cambio di prassi che ha disorientato i dipendenti. Hanno poi chiesto un incontro in Prefettura.
Per la sicurezza di tutti, speriamo che tutto venga chiarito presto su tutto il territorio nazionali: dovessero ripetersi azioni di disubbidienza civile, non vorremmo che ci scappassero incidenti.