Il mese scorso la Giunta regionale della Campania ha voluto precisare che l'ultimo censimento delle auto blu – evidentemente poco favorevole sotto la voce "Campania" – si riferiva al totale dei veicoli delle amministrazioni del territorio regionale e non al solo parco mezzi della Regione. Insomma, se i numeri non sono buoni, la colpa è di Comuni e Province. Anche perché la Regione – si legge nel comunicato – ha "di fatto azzerato" le auto di rappresentanza. Già la vaghezza di quel "di fatto azzerato" fa pensare: non si spiega se presidente e assessori abbiano anche eliminato i viaggi inutili per presenziare a convegni al solo scopo di farsi vedere o continuino a farne, magari con mezzi ancor più costosi. Inoltre, anche ammesso che l'eliminazione di auto dall'amministrazione faccia risparmiare sui costi della mobilità di amministratori e dipendenti pubblici, non è per nulla detto che con la dismissione si faccia cassa.
Lo dimostra la pietosa storia del Comune di Manfredonia (Foggia), che lo scorso luglio ha fatto due bandi per vendere i veicoli "non più utili" all'amministrazione. Risultato: qualcuno si è fatto avanti solo per acquistare un autocarro Iveco. Così si è deciso di proporre alle associazioni locali che potrebbero aver bisogno una cessione gratuita: basta pagare le spese del passaggio di proprietà (gonfiate dall'Ipt a favore delle Province) e ci si porta via l'auto. Ma anche così si è riusciti a far fuori solo due vetture: sono rimaste tre Renault Modus a benzina, che ora rischiano la rottamazione per mancanza di acquirenti. Certo, la piccola pseudo-monovolume Renault non ha mai avuto gran successo (e infatti quando è uscita di produzione, due anni fa, ha lasciato il posto a un modello "in discontinuità", la Clio Sporter). Però parliamo di auto che hanno al massimo otto anni e non possono aver percorso tanti chilometri.
Un caso isolato? Mica tanto: vent'anni fa avevo seguito l'asta per la vendita dei mezzi della Regione Lombardia e non fu proprio un trionfo. Anche perché erano mezzi con tanti chilometri (soprattutto le auto blu, che all'epoca erano Alfa 164 e Lancia Thema) e in condizioni dubbie, per giunta non verificabili perché il bando escludeva la possibilità di visionare i veicoli e provarli. Roba per commercianti con esperienza in aste e pelo sullo stomaco.