Fateci caso, per strada. D’inverno si vedono più auto con cerchi diversi da quelli originali. Il motivo è giustificato: montare gomme invernali con misure inferiori (a volte è più corretto dire “meno esasperate”) di quelle estive, il che consente di risparmiare e di allontanare il rischio dell’aquaplaning. Ma dietro i cerchi non originali (sia che li si usi per “ospitare” gomme invernali sia che servano come ricambio) si nascondono rischi che tutti tacciono.
Non parlo dei cedimenti dei cerchi scopiazzati di provenienza orientale: su quelli ogni tanto puntano i riflettori le forze dell’ordine, con sequestri meritori come quello maxi fatto a La Spezia nel maggio 2011 dalla Guardia di finanza. Parlo invece dell’assetto anomalo che possono assumere le gomme quando le si monta su un cerchio venduto come compatibile che invece non lo è: di questo, in pratica, si possono accorgere solo il produttore dell’auto e quello del cerchio stesso. Il primo non può sapere che cosa state montando, il secondo non ha interesse a fornirvi troppi particolari su cosa state scegliendo.
Il nocciolo è che ogni auto è omologata con ben precise misure di pneumatici (riportate con solo sui documenti di omologazione, ma anche sulla carta di circolazione, visibile a voi e alle forze dell’ordine in caso di controllo su strada), a ognuna delle quali corrisponde una ben precisa misura del cerchio. Quest’ultima, a differenza di quella delle gomme, è riportata unicamente sui documenti di omologazione. Quindi voi non la conoscete e nemmeno gli agenti che eventualmente vi controllano.
Può tranquillamente accadere che quella del cerchio non sia la misura giusta, non tanto a livello di diametro del cerchio stesso quanto di larghezza del suo canale e di offset (la distanza tra l’asse verticale della ruota e i mozzi). Perché ci sono diverse combinazioni di misure che fisicamente possono ospitare una gomma di una determinata dimensione, la quale quindi vi sarà montata senza difficoltà. Ma il costruttore dell’auto, in sede di omologazione, aveva previsto non solo un determinato diametro, ma una precisa larghezza e un preciso offset. Se queste due indicazioni non vengono rispettate, la gomma lavora male, perché – semplificando – assume rispetto alla strada un angolo che il costruttore dell’auto non aveva previsto. I rischi potenziali sono fondamentalmente due: – aderenza peggiore;
– usura maggiore o irregolare.
Senza contare che, se è vero che le forze dell’ordine non si accorgono di nulla e quindi non applicano le sanzioni previste dal Codice della strada, è altrettanto vero che in caso d’incidente un’attenta perizia può far saltare fuori l’anomalia, esponendo il proprietario del veicolo alla rivalsa da parte dell’assicurazione per i danni pagati alla controparte.
Di chi è la colpa di tutto questo? Non prendetevela tanto con chi vi vende il cerchio: lui è solo l’ultimo ingranaggio di un meccanismo che, si sospetta, parte da lontanissimo. Forse dalle celebrate case tedesche, che da anni sono diventate ben più agguerrite delle francesi nello sfruttare i diritti sul design dei loro prodotti. In sostanza, il principio generale che la Ue ha tentato di affermare è che in un prodotto complesso (come l’auto) va tutelato solo il design complessivo, mentre sulle singole parti si può tollerare che il consumatore le rimpiazzi con altre di uguale estetica e diverso produttore (a patto ovviamente che abbiano sufficienti caratteristiche di sicurezza). Se prima erano solo i francesi ad andare controcorrente, condannando per contraffazione qualsiasi produttore di pezzi singoli copiati (anche di qualità), nell’ultimo decennio i tedeschi si sono affidati a uno stuolo di avvocati ai quali nulla sfugge: oggi sono capaci di scovare in ogni angolo d’Europa anche ignari venditori di un suv cinese che di profilo somiglia vagamente alla Bmw X5 prima serie (non più in produzione da sette anni) e chiedere loro belle cifre con la minaccia che altrimenti li citerebbero davanti a giudici tedeschi.
Se l’aria che tira è questa, i produttori di cerchi di qualità non si azzardano a vendere prodotti che riproducano il design delle ruote originali. Dunque, rinunciano alla clientela che desidera cerchi di aspetto uguale a quelli originali si rifugiano nella nicchia di mercato rivolta a chi invece vuole o accetta di cambiare l’estetica della propria auto.
Un modo per rendere un po’ più larga questa nicchia è proprio sorvolare su larghezza canale e offset, offrendo così un cerchio di determinate misure anche su auto che sono omologate con larghezza e offset differenti. E, se dovesse succedere qualcosa, il cliente sarebbe comunque incastrato dall’avvertenza che il produttore dei cerchi, ” a causa della continua evoluzione dei prodotti”, non garantisce l’esattezza delle sue tabelle di compatibilità con i vari modelli di auto.