Il decreto legge Destinazione Italia sta facendo la sua passerella mediatica, come ogni nuovo decreto che si rispetti. E uno degli aspetti che più attirano l’attenzione è quello degli sconti sulla Rc auto. Segno che la settimana scorsa avevamo visto giusto nell’attribuire la scelta del premier Enrico Letta (quella di imporre riduzioni nonostante siano illegittime e quindi suscettibili di essere impugnate in tribunale, anche a livello europeo) alla necessità di far qualcosa che dia l’impressione che il Governo sa fare anche qualcosa di diverso dall’alzare le tasse. Ma questi sulla Rc auto – indipendentemente dal contenzioso – saranno veri sconti? Temo di no.
Per carità, gli sconti dovranno esserci. Ma rischiano di essere come quelli che vediamo esposti ai distributori di carburante, accanto a un prezzo di 1,70 sul gasolio e 1,80 sulla benzina. In altre parole, rischiano di non tradursi in risparmi reali per noi assicurati: le nuove misure del Dl Destinazione Italia sono insufficienti a risolvere alla radice le cause del caro-polizze Rc auto, quindi è possibile che le tariffe non scendano come auspicato e che gli sconti vengano calcolati su prezzi aumentati nel frattempo.
Ecco perché le nuove misure governative non affrontano alla radice il caro-polizze:
– nessuno ha ancora messo una pezza alle perdite causate dal fatto che oggi c’è gente che dichiara residenze o passaggi di proprietà verso zone dove le tariffe sono inferiori, senza che poi si voglia controllare le veridicità di queste dichiarazioni;
– non è stato toccato l’aberrante meccanismo del forfait del risarcimento diretto, in cui la marea di micro-sinistri con danni inferiori al forfait che la compagnia del responsabile riconosce per legge a quella del danneggiato (è a questa assicurazione che spetta liquidarlo) viene controllata poco perché non c’è interesse a farlo e quindi si tiene una porta aperta alle frodi;
– frodi a parte, la scarsa attenzione delle compagnie fa sì che magari per l’una il suo assicurato ha il 100% di ragione, mentre per l’assicurazione delle controparte ne ha solo al 50%, quindi quest’ultima compagnia paga al suo cliente il 50% che crede gli spetti e così un incidente che di suo costa 100 può anche essere pagato 150;
La revisione del risarcimento diretto (in vigore da meno di sette anni) è da tempo sull’agenda del ministero dello Sviluppo economico, ma non ha trovato sbocchi nel Dl Destinazione Italia. Quanto altro tempo occorrerà attendere?
Ps: tra le misure antifrode, c’è l’obbligo per il giudice di segnalare al pm i casi in cui dalla scatola nera o dalle perizie emergono sospetti di frode. Ma non sarebbe già tra i doveri d’ufficio del giudice? Come mai in Italia stiamo prendendo l’abitudine di dichiarare obbligatorio ciò lo è già? E poi siamo sicuri che le compagnie faranno abbastanza perizie, visto che negli ultimi anni se ne sono viste ben poche (perlomeno di quelle fatte in modo serio)? Insomma, non stiamo rischiando di fare l’ennesima legge-annuncio che stabilisce cose già ovvie o irraggiungibili?