Come da pronostico, Matteo Renzi ha stravinto le primarie del Pd. Non ha avuto il minimo bisogno di seguire il "consiglio" di Oliviero Beha, che sul "Fatto Quotidiano" lo aveva invitato per due volte a dimostrare la sua reale determinazione a rottamare l'inveterato sistema di potere politico-economico-finanziario nazionale pretendendo chiarezza sulla strage di Acqualonga. Cioè su com'è stato possibile che un guasto su un bus abbia potuto fare 40 morti. Avrebbe probabilmente visto che c'è qualcosa di preoccupante, tanto da suggerire di aumentare i controlli sulla manutenzione delle autostrade e rendere più severe le concessioni con cui lo Stato le affida ai gestori, che poi sono il fior fiore della finanza e dell'economia nazionale.
Dietro un guard-rail che non tiene c'è tanto da vedere, per chi vuol vedere. E sulla partita autostradale si misura la determinazione di un aspirante premier eletto dal popolo come Renzi a trattare con fermezza e dignità con i poteri forti. Nell'interesse del popolo, di cui fa parte la cosiddetta base del Pd, che ora sarà data come vincente contro i vecchi mandarini del partito, ora che Renzi ha vinto le primarie.
Dunque, Renzi non ha fiatato. Potremmo pensare che sia per la sua già dimostrata tendenza a scivolare quando si tratta di affrontare seriamente questioni stradali. Invece "L'Espresso" in edicola questa settimana ci dà un'ulteriore spiegazione possibile: il collega Luca Piana scrive che tra il nuova capo del Pd e la massima espressione di quei poteri, Fabrizio Palenzona, c'è un rapporto di grande stima. Palenzona, per chi non lo sapesse, presiede tra le altre cose Gemina (ora incorporata in Atlantia, sempre nell'orbita dei Benetton, quindi dei maggiori gestori autostradali italiani) e l'Aiscat (l'associazione delle società autostradali) ed è vicepresidente di Unicredit.
Intendiamoci: un leader deve dialogare coi poteri forti. Lo insegna anche la recente vicenda di Nichi Vendola, messo alla berlina per una telefonata goliardica col gran cerimoniere dell'Ilva di Taranto: io credo che non ci sia nulla di scandaloso nel tenere rapporti civili e pure umani con la controparte, lo si è sempre fatto ed è ipocrita pensare il contrario; casomai , nel caso Vendola bisognerebbe puntare l'attenzione dell'opinione pubblica su altre carte della monumentale inchiesta della Procura tarantina.
Però c'è modo e modo di parlare e di confrontarsi. Renzi quando fa i discorsi punta molto sulla lotta agli inciuci e altre cose "antisistema". Non si pretende lo stesso linguaggio negli incontri riservati, sarebbe fuori dal mondo. Ma non è nemmeno ammissibile il silenzio assoluto che finora Renzi ha tenuto sulla partita autostradale: è lo stesso atteggiamento tenuto da Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture. Cioè un ciellino sempre in prima fila tra i berlusconiani. Siamo sicuri che quest'affinità di comportamenti piaccia alla base del Pd che ha chiesto (e ora dopo anni ottenuti) Matteo Renzi al vertice del partito?