Quest’anno c’è un dato in più, tra le solite cifre ufficiali di Aci e Istat sugli incidenti stradali. Riguarda autostrade e superstrade e non è affatto incoraggiante: dice che qui nel 2012 l’indice di mortalità è stato doppio rispetto alla media nazionale e arriva al triplo se, invece di considerare il numero dei morti in rapporto agli incidenti, si fa il conto sulle vittime sul totale delle persone che vi sono state coinvolte. Certo, su queste strade la mortalità è sempre stata superiore alla media. Ma è cresciuta rispetto al 2011, con buona pace della sorveglianza del Tutor sulla velocità media, che nel 2012 ha iniziato a toccare anche tre strade statali.
Ora si spera che il Tutor si estenda ad altre statali. Ma prima bisognerà chiarire i contorni dell’appalto che l’Anas ha affidato ad Autostrade per l’Italia, dopo una gara su cui pendono giudizi delle giustizia amministrativa e denunce penali. E ci sono già state interrogazioni parlamentari.
Inoltre, in autostrada l’effetto-Tutor si sentirà di meno, essendo già stato scontato negli anni passati. Quindi, tra le cose da fare, c’è il miglioramento dell’infrastruttura. I numeri dicono che non vi s’investe poco, almeno sulle autostrade a pedaggio. Ma i fatti aggiungono che durante i lavori e la manutenzione ci si distrae. Lo ha dimostrato la sciagura del bus precipitato sull’A16 lo scorso luglio: 40 morti che peseranno molto sui dati che commenteremo tra un anno. Le indagini vanno avanti e i periti litigano, ma Autostrade per l’Italia ha avviato una campagna di controllo e risanamento dei guard-rail su tutta la sua rete. E sta intervenendo su altre carenze evidenziate da incidenti che hanno fatto meno clamore, ma non poche vittime, se sommati insieme.