Quest’anno ci sono anche loro. I costruttori di catene da neve – forse per contrastare l’abbondante comunicazione che da anni fanno i fabbricanti di gomme (che anche per questo sono riusciti a far diventare le invernali un prodotto di larga diffusione) – hanno diffuso le loro linee guida per spiegare i pregi e le modalità d’uso delle catene. Nulla di male, a patto che l’informazione sia completa e corretta. E invece almeno un errore c’è. Per giunta, riguarda le catene più costose (non meno di 200 euro), cioè i “ragni”, che si rischia di acquistare per poi scoprire di non poter utilizzare.
Nelle linee guida di Assocatene si dice che sono adatti anche alle cosiddette ruote “non catenabili”, cioè quelle per le quali il costruttore della vettura proibisce il montaggio delle catene. Certo, il motivo del divieto è l’interferenza della catena con gli organi meccanici che stanno appena dietro la ruota (sospensioni, freni) e il “ragno” non arriva a interferire perché “copre” solo il lato esterno della gomma e il battistrada (e nemmeno tutto), senza spingersi all’interno (cosa che li rende anche molto facili da montare, ben più delle catene tradizionali). Però alcuni costruttori di auto, per certi modelli, ribadiscono il divieto anche sulla carta di circolazione, non solo sul libretto di uso e manutenzione (che è pure vincolante ma solo in teoria). E, di fronte a un’annotazione sulla carta di circolazione, non ci sono santi: chiunque monti catene, anche se sono “ragni”, non è in regola.
Un abuso da parte delle case automobilistiche? Improbabile: quando una casa vuol vietare solo le catene tradizionali, si limita a scriverlo sul libretto di uso e manutenzione, che di fatto non conta in caso di controllo su strada (gli agenti non hanno il tempo guardarlo e poi non è nemmeno obbligatorio tenerlo a bordo). Inoltre, va sottolineato un baco nel sistema: tutta la verità è contenuta nella scheda di omologazione, da cui risulta se il costruttore ha vietato o semplicemente sconsigliato le catene su una o più misure di ruota e pneumatico. Ma l’automobilista non ha alcun modo per accedere a questa informazione, se non rompendo le scatole a concessionario e costruttore, a rischio di essere creduti pazzi paranoici. E le pattuglie sono nella stessa situazione, quindi alla fine nessuno controlla. Però poi, in caso d’incidente, le assicurazioni i controlli li fanno eccome. E, se emerge che le catene non si potevano montare,
Ricordiamo che il problema della “non catenabilità” è più diffuso di quanto si possa immaginare. Non è solo tipico delle versioni spinte di alcuni modelli, quelle i cui proprietari spendono un occhio della testa per dotarle di gomme più grandi e ribassate. Infatti, vi stupirà ma la Fiat 500 è catenabile solo nella poco diffusa versione base con i cerchi in lamiera. E di solito non sono catenabili nemmeno i cerchi da 18 pollici che piano piano si stanno diffondendo come optional nel segmento delle medie-
In questi casi, chi vorrebbe cavarsela con i “ragni” deve di fatto verificare che la casa automobilistica non abbia fatto annotare la non catenabilità sulla carta di circolazione, ma si sia limitata a segnalarla sul libretto di uso e manutenzione. Altrimenti non gli resta che montare gomme invernali.
Certo, potrebbe anche comprarsi ruote più piccole: per ogni modello di auto ci dev’essere almeno una misura di gomma (generalmente la più piccola) che consenta il montaggio delle catene. Ma si tratterebbe di spendere anche più che per una gomma invernale per avere prestazioni (ed estetica, molto spesso) inferiori.