C’è una mina vagante nel sistema della sicurezza stradale. È un apparecchio ormai molto diffuso e utilizzato, per comminare sanzioni spesso pesantissime: anche la galera e la confisca del veicolo. Dunque può fare danni molto gravi. Lo avrete riconosciuto: è l’etilometro. È una mina vagante perché può fornire misurazioni affidabili o sbagliate, senza che qualcuno possa distinguere tra le due situazioni.
Lo scrivo dal 2009, citando studi scientifici fatti prevalentemente negli Usa. Nel 2010, ad Arcugnano (Vicenza) assistetti a un test fatto su volontari: furono fatti bere, gli fu prelevato il sangue, furono sottoposti all’etilometro e uscirono valori diversi tra l’analisi ematica e la misurazione fatta dall’apparecchio. Un mese fa l’esperimento è stato ripetuto a Fonte (Treviso), confermando l’inaffidabilità dell’etilometro: i particolari potrete vederli su Canale Italia domattina dalle 7 alle 8.
Sembra (io non c’ero) che stavolta i test siano stati organizzati ed effettuati in modo più accurato rispetto a tre anni fa. Ma sollevare il problema dell’accuratezza nei test può essere solo un pretesto per eludere il problema, per chi vuole eluderlo. In realtà, basta telefonare a un medico tossicologo esperto per sentirsi rispondere che, sì, l’etilometro è inaffidabile.
Per una serie di motivi, il primo dei quali è il fatto che l’apparecchio presume quanto alcol abbiamo nel sangue (è questo che è rilevante per punire un guidatore per guida in stato di ebbrezza) sulla base di quanto ce n’è nell’aria che tiriamo fuori dai polmoni. L’etilometro calcola il tasso alcolemico moltiplicando l’alcol “polmonare” per un numerino fisso, mentre invece si sa che ognuno di noi ha il proprio.
Ormai nell’ambiente lo sanno in troppi perché si continui a fare finta di niente. Si sta zitti perché non possiamo permetterci di rinunciare agli etilometri: è impensabile combattere contro l’alcol alla guida affidandosi solo a quei pochi prelievi del sangue che si riescono a fare accompagnando in ospedale i guidatori sospetti od organizzando posti di blocco con ambulanze o forgoni attrezzati come laboratori mobili.
Ma prima o poi può accadere un fatto eclatante. Per esempio, nel tritacarne dell’etilometro potrebbe finire un personaggio famoso, che ha soldi e conoscenze per far fare una perizia e portarla in tribunale. E allora sarebbe emergenza: titoloni sui giornali, indignazione montante sui social network, etilometri precipitosamente abbandonati , ubriachi in libera uscita su ogni strada…
Perché non attrezzarsi per tempo per evitare il disastro? Basterebbe abbinare al test dell’etilometro quello sui riflessi, per confermare che in effetti il conducente non è in grado di guidare. Magari questa prassi potrebbe diventare un preciso obbligo, se cambiassimo l’articolo 186 del Codice della strada (quello sull’alcol, già cambiato credo cinque volte negli ultimi 10 anni).
Se c’è un politica di buona volontà, alzi la mano.