Non sarà difficile come scalare i gradini della politica che portano alla segreteria del Pd e a Palazzo Chigi, ma certamente per Matteo Renzi non è così facile avere a che fare col Codice della strada. Giusto ieri si è saputo che il ministero dell’Interno ha dato il suo (imbarazzato) ok allo sconto del 30% sulle multe pagate entro cinque giorni anche in caso di divieto di sosta (ne scrivo sul Sole-24 Ore di oggi). E Firenze (la città di cui Renzi è ancora sindaco, ricordiamocelo) è una delle poche che sul divieto di sosta lo sconto non lo ha riconosciuto, in questi due mesi da quando il beneficio è entrato in vigore.
Un’altra patata bollente per Renzi, dopo quella degli autovelox automatici illegali sui viali urbani. Per quest’ultima vicenda il contenzioso era esploso. Sullo sconto multe, invece, Renzi avrà gioco facile: la Cassazione ha posto paletti rigidi alla possibilità per i cittadini di chiedere il rimborso di multe già pagate. Bisognerebbe promuovere una causa per indebito arricchimento (e non presentare al giudice di pace un normale ricorso contro una multa stradale) e dimostrare che al momento dell’infrazione non c’erano elementi per far capire l’illegittimità della multa. Difficile, soprattutto stando ai precedenti della Cassazione.
Però se la sentirà Renzi a negare i rimborsi ai suoi cittadini proprio ora che ha infinito bisogno di consensi per le primarie del Pd?