L’appuntamento è per mercoledì al Tribunale di Milano, quarta sezione penale: il processo per i T-Red di Segrate (Milano) arriverà alla requisitoria del pubblico ministero, Alfredo Robledo, e alle arringhe dei difensori. Poi mancherà solo la sentenza, che quindi arriverà a cinque anni dai fatti, quando il clamore sulla vicenda è pressoché spento. E ancor più lo sarà quando sulla vicenda si sarà pronunciata anche la Cassazione (c’è da scommettere che il processo arriverà fino all’ultimo grado di giudizio).
Certo, è difficile dimenticare le accuse tremende che furono mosse: tempo del giallo semaforico accorciato per ingannare i tantissimi pendolari, apparecchio dall’omologazione dubbia e appalto truccato per la fornitura al Comune di Segrate. Ma i fatti sono già andati molto avanti rispetto alla giustizia: alcuni apparecchi sequestrati all’epoca non sono più stati riattivati, altri sì ma ormai la gente ci sta più attenta e quindi prende meno multe.
Anche su questo blog discutemmo tanto, all’epoca. A torto o a ragione. Ma sempre cercando di evitare derive che cedessero a emozione, sensazionalismo e pressapochismo.
Ora arriva il primo “momento della verità”. Personalmente, non credo che la verità processuale coincida con quella sostanziale: ci sono tante cose che sono vere, ma che a processo non lo sono più perché ormai indimostrabili. Inoltre molte cose che sono riprovevoli o discutibili non sono penalmente rilevanti, altre lo sono ma dal punto di vista morale sono ben più tollerate e tollerabili. Ciò non toglie che mercoledì prossimo si scriverà una pagina importante. E infatti si prevede la presenza in aula di non pochi tra i cittadini multati.